Sotto un regime talebano che ha cancellato il diritto allo studio delle ragazze la rivoluzione silenziosa di attiviste che organizzano scuole clandestine e delle collaboratrici dell’ospedale di Emergency che, grazie al loro lavoro, riescono ad emanciparsi. Il racconto di Laura Castigliani, ostetrica in Panjshir

La prima cosa che hanno fatto i talebani dopo aver riconquistato pienamente il potere è stato impedire alle ragazze l’accesso all’istruzione. Grandi e grossi come sono, e armati fino ai denti, hanno paura delle donne istruite. Temono quelle che lavorano. Le donne per i fondamentalisti religiosi di ogni risma sono al più macchine per fare figli (che loro vorrebbero tutti maschi). Per questo in Afghanistan hanno imposto il più feroce codice della sharia. Ma non sono riusciti neanche così a stroncare la speranza delle donne, che si organizzano, dove possono, in scuole e reti clandestine. Certo, parliamo di gruppi di avanguardia come le attiviste di Rawa di cui abbiamo raccolto le testimonianze nel libro di Left Donne, vita, libertà: parliamo di ex parlamentari come Malalai Joya (alla quale in altri tempi avevamo dedicato una copertina di Left e che oggi è costretta a vivere nascosta) ma parliamo anche della resistenza di tante donne ancora del tutto “invisibili”. Per sapere di più di loro abbiamo chiesto agli operatori di Emergency. E in particolare alla giovane ostetrica Laura Castigliani che dal 2017 ha lavorato per lunghi periodi nell’ospedale di Emergency del Panjshir, una delle zone più povere del Paese, che già di per sé, nel suo complesso, versa in una crisi economica e sociale senza precedenti. 

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