Un potente racconto di storia controfattuale scritto per Left da Eric Gobetti, studioso del fascismo e della Resistenza. Fatti immaginari che, se si fossero realizzati, avrebbero cambiato a fondo l’Italia
Il 25 luglio 1946, in una città devastata dall’afa e dalla guerra appena conclusa, con cumuli di macerie che ancora segnano molti quartieri, si apre, presso il palazzo di Giustizia, il noto Processo di Milano (1). A Norimberga e a Tokyo sono in corso i procedimenti a carico dei principali gerarchi tedeschi e giapponesi; la resa dei conti arriva per tutti, anche in Italia (2). La data poi non è scelta a caso, come sottolinea all’apertura dei lavori il giudice istruttore Giorgio Agosti (3). Il procedimento vuole essere infatti il «compimento di quel percorso di redenzione che il popolo italiano ha intrapreso tre anni fa, liberandosi una volta per sempre dalla nefasta dittatura mussoliniana» (4). Non è un caso che gli Alleati abbiano optato per una corte tutta italiana, sebbene operante sotto l’attenta supervisione del governo militare d’occupazione. Sul banco degli imputati ci sono tutti i principali gerarchi fascisti, dai fedelissimi di Mussolini ai voltagabbana del 1943, inclusi naturalmente i principali comandanti militari del regime. L’evento più eclatante di tutto il procedimento è senza dubbio il suicidio del comandante dell’esercito della Repubblica sociale italiana, Rodolfo Graziani, accusato di una serie lunghissima di crimini commessi in Italia e all’estero. Nonostante l’enorme impressione suscitata all’epoca, la sua morte non ha lasciato nell’opinione pubblica significativi strascichi memoriali, a dispetto delle speranze dello stesso generale, che nel suo biglietto d’addio scriveva: «Magari non oggi, che il Paese è in mano all’anarchia e al comunismo, ma fra qualche decennio mi farete un monumento, vedrete! E allora, mi ricorderà come un eroe anche Affile, il borgo natio, dove ho mosso i primi timidi passi sul glorioso sentiero della Storia» (5).
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