Fino al 27 novembre la Neue Nationalgalerie di Berlino offre un’opportunità unica per conoscere da vicino l’intero percorso dell'artista tedesca in occasione del suo settantacinquesimo compleanno

Chi si trovasse a Berlino, non si dovrebbe perdere la mostra che la Neue Nationalgalerie, riaperta nel 2021 dopo cinque anni di lavori di rimodernamento, ha dedicato a Isa Genzken, una delle artiste più influenti nel panorama dell’arte contemporanea. Si intitola 75/75 e raccoglie una selezione di settantacinque opere in occasione del settantacinquesimo compleanno dell’artista tedesca. La mostra, aperta fino al 27 novembre, offre un’opportunità unica per conoscere da vicino l’intero percorso di Isa Genzken, nata a Bad Odesloe (una cittadina nella regione nord-orientale di quella che fu la Germania Ovest) nel 1948. Dal 1969 al 1971 studiò pittura all’Accademia di belle arti di Amburgo sotto il magistero di Almir Mavigner, un artista di origini brasiliane (nato a Rio de Janeiro nel 1925), ma dal 1953 in Germania, dove dal 1956 si avvicinò all’Op art, corrente dell’astrattismo che in quegli anni sperimentava composizioni basate su illusioni ottiche, nelle quali l’accento era posto sull’effetto ottico e, successivamente, nel 1958, fu tra i fondatori, a Dusseldorf, del gruppo ZERO, una compagine di artisti che, ispirandosi principalmente a Lucio Fontana, propugnava una rifondazione dell’arte attraverso una riduzione di tutto ciò che è figurativo a una “concentrazione purista del segno” nella quale il confine tra pittura e scultura veniva abolito.
Queste premesse sono utili per comprendere la parabola della Genzken. Le sue prime opere infatti appaiono in linea con il percorso del suo maestro brasiliano. Le prime creazioni, tra il 1973 e il 1977, con cui si fece conoscere, sono gli “elissoidi” e gli “iperboloidi”, forme allungate e strette, della lunghezza di circa 12 metri, che nascono da un’operazione di astrazione di carattere matematico (nessuna relazione con forme naturali) ma che produce un artefatto originale. La realizzazione di queste sculture richiese l’uso di un computer (cosa che all’epoca non era affatto cosa scontata né semplice). Il peso specifico della riflessione intellettuale è preponderante in questa prima fase della sua creazione artistica (in questi anni la Genzken, affianca agli studi di arti visuali quelli di storia dell’arte e filosofia), ma anche se la sua creazione artistica successivamente ha sperimentato ed esplorato diversi territori, una tratto che unisce tutta la sua parabola artistica è la fiducia nell’artefatto, nella materialità e nella tangibilità dell’opera d’arte.
Dopo questa prima fase sotto il segno del minimalismo e dell’arte concettuale, la Genzken, a partire dal ciclo World Receiver, del 1982, nella quale l’artista assemblava piccoli blocchi di cemento con una antenna della radio, quasi a simulare la forma e il concetto di una radio, dimostrava di avere compiuto un piccolo ma significativo scarto dalle prime forme puramente astratte a creazioni che chiamavano in causa in modo ironico oggetti di largo consumo. Sarà questa la strada che la porterà verso l’elaborazione di un suo linguaggio artistico personale e originale e che, nel decennio successivo, la renderà una delle artiste più originali e apprezzate in tutto il mondo. Questa svolta coincise col matrimonio, proprio nel 1982, col pittore Gerhard Richter, a cui la Neue Nationalgalerie ha dedicato una mostra proprio in coincidenza con quella della Genzken (nel piano di sotto). Il matrimonio durò undici anni, ma dal punto di vista artistico ognuno dei due coniugi artisti seguì un suo percorso distinto. Negli anni Ottanta la Genzken si allontanò ulteriormente dall’astratta purezza dei suoi esordi: nelle sue opere in questi anni infatti cominciò a sperimentare l’assemblaggio e la combinazione di diversi materiali. Con la mostra di Chicago Everyone needs at least one windows del 1992, nella quale erano esposte forme rettangolari di cemento che alludevano a finestre, la Genzken cominciò a farsi conoscere anche all’estero. La separazione dal marito le causò una forte depressione, che la portò al ricovero in una clinica psichiatrica. Ciò malgrado, le sue opere cominciavano ad essere al centro dell’interesse della critica di tutto il mondo e le mostre a lei dedicate si succedevano con crescente frequenza. Tra il 1994 e il 2003 realizza le Columns, costituite da parallelepipedi di resina epossidica sovrapposti fino a realizzare colonne nelle quali l’artista assembla diversi elementi provenienti dalla cultura di massa, configurando una sorta di totem della società dei consumi. Nel 2005 realizza il ciclo Airplane windows usando pezzi della cabina di un aereo ricoperti di vernice che assumono la sembianza di gigantesche maschere. Questi riferimenti grotteschi e distorti alla società contemporanea costituisce la cifra stilistica dell’arte di Isa Genzken, che ha ottenuto in questi anni numerosi e meritati riconoscimenti. Nel 2007 fu chiamata a rappresentare la Germania nel padiglione della Biennale di Venezia e nel 2009 la Whitechapel Art Gallery di Londra le ha dedicato la retrospettiva Apriti, Sesamo. Al 2008 risale la scultura Hospital realizzata per la mostra Ground Zero, nella quale l’artista pone su un carrello un enorme parallelepipedo, che ricorda la forma di un grattacielo, sovrastato da un vaso di fiori di vetro, mentre al 1993 risale la prima versione di Rose, una scultura che consiste in rosa ingigantita. In entrambi i casi sono le alterate dimensioni degli oggetti rispetto a quelli reali a creare un voluto effetto di “straniamento”. L’allestimento nel piano “a vista” della Neue Nationalgalerie (l’edificio creato da Ludwig Mies van der Rohe nel 1968 – un capolavoro che vale la visita – si sviluppa su un piano a livello stradale e un piano interrato nel quale è custodita la collezione del museo) amplifica questo senso di “straniamento” e crea un cornice perfetta per le opere di questa artista, la quale offre al visitatore una visione paradossale e grottesca della società contemporanea che è fonte di continuo stupore. Quello della Genzken è un linguaggio artistico riconoscibile e, al tempo stesso, perfettamente comprensibile anche chi non conosce l’arte contemporanea e per questo posso serenamente consigliare a tutti la visita a questa mostra.

 

foto di apertura di Jens Ziehe/Photographie, courtesy by Neue Nationalgalerie

foto nel testo  by Christoph Müller, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5804125