A proposito dello stupro di gruppo di Palermo e della proposta del ministro Salvini sulla castrazione chimica per "curare" gli stupratori

Bestialità per vendicare le bestialità. Sullo stupro di gruppo di Palermo vale tutto, l’importante è indicare “quelli” come diversi da noi. L’alienazione come soluzione, ovvero la vigliaccheria travestita da vendetta. 

Il ministro Matteo Salvini ingaggia una guerra di testosterone chiedendo la castrazione chimica: “se stupri una donna o un bambino hai evidentemente un problema: la condanna in carcere non basta, meriti di essere curato”, dice Salvini. L’uscita mostra almeno due cretinaggini evidenti: castrare è una forma di cura (come i nazisti?) e la condanna è una punizione, al contrario di quello che dice la Costituzione. Immaginiamo che sia di “buon senso” castrare anche coloro che cercano online quel video (potenziali stupratori), coloro che applicano altre forme di violenza patriarcale e coloro che vedono le donne solo come prede sessuali. Il conto finale è di qualche milione di maschi italiani veri. La ministra Roccella invece vuole vietare “i porno”. Altra forma di alienazione: va tutto bene, i maschi sono tutti buoni e bravi ed è solo una “corruzione esterna” che complica le cose, secondo lei. 

Troppo difficile invece allargare il discorso non solo ai colpevoli ma anche ai responsabili. Toccherebbe mettere in discussione l’idea dell’essere maschio in una società in cui la capacità di sopraffazione è una virtù richiesta fin da bambini. Toccherebbe decostruire gli stereotipi e prendersi la responsabilità (gli uomini) di invertire i modelli senza sentirsi persi. Ci si accorgerebbe che la politica dello stesso Salvini è come quella di un sopraffattore che si cela dietro il “buon senso” e “il fin di bene”.

Buon giovedì.