Un libro a più voci (maschili e femminili) a cura di Claudio Olivieri propone una riflessione sulla teoria e la prassi politica di una protagonista indiscussa della sinistra del Novecento, la cui stessa vita fu una rivoluzione, da ogni punto di vista

Di Rosa continuiamo a parlare e a scrivere. Sulla sua contemporaneità Left ha prodotto significativi approfondimenti, pubblicando anche un interessante volume in collaborazione con la Fondazione Rosa Luxemburg e dal 4 agosto con un nuovo libro che ne rilegge le lotte insieme a quelle di altre importanti figure di partigiane dei diritti. Ci sarà modo di approfondire ulteriormente, ore vorrei proporvi una breve recensione di un testo da poco stampato Rosa Luxemburg oggi (Prospettiva Edizioni, a cura di Claudio Olivieri). Vi ho scritto insieme ad undici scrittori amanti, come me, di Rosa. Il significato del lavoro è nella controcopertina: «Un libro a più voci, punti di vista (femminili e maschili) a confronto sull’attualità del pensiero di Rosa. Perché fare i conti con l’opera della rivoluzionaria polacco/tedesca e trarre spunti dalla sua vita è di aiuto per interpretare alcune questioni cruciali per il presente e per tornare su nodi storici fondamentali del Novecento. Dagli interventi, differenti per accenti e sensibilità, emerge un filo conduttore: l’urgenza di rinnovare lo schieramento con gli ultimi e l’esigenza di interrogarsi sulle possibilità di liberazione».

Abbiamo, infatti, ancora bisogno di Rosa per affrontare l’attuale tremenda mutazione antropologica, politica, sociale, con la guerra che è diventata, dopo Vilnius, la nuova costituzione euro/occidentale. Il suo pensiero scientifico e la sua prassi politica, la sua etica superiore ci permettono di ricercare ancora, di ridisegnare il conflitto per l’alternativa di sistema. Spesso le sinistre hanno colmato le difficoltà e i vuoti del proprio presente chiamando a testimonianza antichi combattenti per la libertà. Fu Spartaco che, nel 1916,  diede il proprio nome al soggetto rivoluzionario guidato da Rosa Luxemburg. Il loro punto di riferimento era Karl Marx. Vi sono stati dirigenti comunisti, proprio come la Luxemburg, (ma penso anche a Gramsci) che mai hanno sottoposto sé stessi ad alcun apparato. Sono stati uccisi da anticomunisti. Essi sono tuttora punti di riferimento per tutte e tutti coloro che ancora vogliono «sovvertire tutte quelle situazioni nelle quali l’uomo è un essere avvilito, soggiogato, abbandonato e disprezzato». Come scriveva Karl Marx. Se viene rimossa la memoria, si resta prigionieri del passato.

Rosa fu combattente politica, attivista mai doma: la sua vita era la rivoluzione. Anche per questa propensione “totale” seppe dare al suo impegno una forte impronta pedagogica, un ruolo educativo e progettuale. Rosa riteneva, infatti, che la rivoluzione dovesse forgiare anche donne e uomini che fossero all’altezza dei compiti storici: una “nuova umanità”. In definitiva, in Rosa era molto arduo distinguere il pubblico dal privato. Ebbe curiosità umane e impegni culturali, grande libertà sentimentale insieme ad un rigore assoluto che ispirava rispetto, anche per la sua autorevolezza. Rosa, insomma, non appassisce mai. Anzi, ci dà spunti importanti per affrontare, ancora oggi, i temi fondanti per l’alternativa.

Per approfondire leggi il libro di Left Partigiane dei diritti