In un video diffuso da The Guardian si vede il corpo di una donna che giace senza vita in un centro di detenzione per migranti in Libia. Di quella donna non sappiamo nulla. Quello che sappiamo è che i finanziatori del campo che l’ha stremata fino a lasciarla morire siamo noi

Il video l’ha pubblicato il quotidiano inglese The Guardian perché si sa che i migranti morti vanno raccontati a debita distanza per non sporcare il tappeto del salotto. Mostra una donna magra, magrissima, praticamente uno scheletro riversa a terra con gli occhi spalancati di chi è stata mangiata dalla sua disperazione. Al suo fianco un’altra donna grida ripetutamente è morta, è morta, è morta con una voce che sembra un ripetersi di spari. 

La scena è stata ripresa nel campo di detenzione di Abu Salim, ai bordi di Tripoli, la capitale libica dove l’Italia è il grande sponsor, con le spalle coperte dall’Unione europea, della contemporanea Shoah che come quell’altra accade serenamente nell’indifferenza delle istituzioni. Di quella donna non sappiamo nulla, come non sappiamo quasi mai nulla dei migranti che dalle nostre parti sono solo numeri e percentuali che calano o crescono e poi vengono dati in pasto all’una e all’altra parte politica. Quella donna probabilmente se fosse riuscita a trovare le forze per imbarcarsi e se avesse avuto la buona sorte di non finire incastrata in fondo al mare avrebbe potuto meritarsi l’etichetta di clandestina qui da noi, prima di essere sballottata in altri illegali centri di detenzione, questa volta nostrani, dove almeno c’è da bere e da mangiare.

Quello che sappiamo è che i finanziatori del campo che l’ha stremata fino a lasciarla morire siamo noi. Quella donna è il risultato del “Piano Mattei” che viene sventolato come vittoria per “aiutarli a casa loro” e che non gocciola dalle mani insanguinate delle autarchie nemmeno un ciotola di riso per trovare le forze che servono al giorno successivo.

Buon giovedì. 

Nella foto: frame del video diffuso da The Guardian