Il 16 settembre 2022 Mahsa Amini venne uccisa dalla “polizia morale” perché non portava il velo in modo consono al barbarico codice iraniano. Da lì, la rivolta in tutto il Paese al grido “Donna, vita, libertà” e la repressione feroce. Come documenta nei dettagli Amnesty International
«Perché devo fermarmi, perché?» si chiedeva Forough Farrokhzâd nella poesia “È solo la voce che resta”. La poetessa, morta nel 1967, racconta con i suoi versi le tensioni che attraversavano già allora la società iraniana e le contraddizioni tra le sue caratteristiche etico-religiose e culturali. In realtà, questi versi sono più attuali che mai perché, ancora oggi, nessuno ha deciso di fermarsi. È passato un anno dalla morte di Mahsa Amini e noi siamo ancora qui a contare morti e feriti. Si parla di almeno 500 persone uccise negli scontri di piazza e 20mila arrestate, almeno 7 messe a morte. I numeri reali non li avremo mai. Ma abbiamo le storie, le sofferenze, le lacrime di chi ci racconta cosa è successo in Iran negli ultimi 12 mesi. Il 16 settembre 2022, nelle stesse ore in cui veniva seppellita in fretta e furia Mahsa Zhina Amini, nel cimitero di Saqqez nel Kurdistan iraniano, in tutto l’Iran si stava diffondendo il movimento rivoluzionario “Donna, vita, libertà”.

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