Da più di trent’anni emigrato a New York, Angelo Filomeno torna a Lecce con la mostra "Works New millennium", ricca di suggestioni mediterranee e di richiami
alla tradizionale arte del ricamo
A cosa e a chi servono le mostre d’arte contemporanea? Sono convinta che servano alla collettività (o almeno così dovrebbe essere), non solo con un fine divulgativo, ma anche di tutela della memoria comune, del pensiero critico e degli spunti che da esse scaturiscono. E una mostra aperta fino al 22 ottobre a Lecce nel museo civico (Must) è in tal senso occasione di diverse riflessioni. In primo luogo, nel suo merito estetico e scientifico, che nel caso di Angelo Filomeno. Works. New Millennium, ideata da Claudia Branca e curata da Massimo Guastella, è indubbio, sia per la perizia tecnica che le circa sessanta opere dimostrano e per le scelte allestitive, sia per il rigore critico e filologico (ormai in disuso nell’iperconsumo delle mostre) e l’attenta ricostruzione condotta dal curatore in catalogo, del percorso artistico di Filomeno, newyorkese d’adozione da oltre trent’anni ma originario di San Michele Salentino, paese della provincia brindisina.
Questo articolo è riservato agli abbonati
Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login