A trenta anni dalla prima traduzione italiana dell’antico poema mesopotamico, un reading musicale al Teatro Basilica di Roma propone una lettura dell’epopea del re di Uruk e del suo amico Enkidu che illumina una visione della realtà umana ben diversa da quella della tradizione giudaico-cristiana e dal logos greco
Dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, quando le prime notizie sull’epopea di Gilgameš uscirono in Italia dalla cerchia degli specialisti, anche il grande pubblico iniziò a scoprire che l’Iliade e l’Odissea, i poemi che tutti conoscevamo, scritti nell’VIII secolo a. C. da un cantore dell’Asia Minore detto Omero, avevano nella letteratura sumerico-accadica un…