Andrà così. Matteo Salvini in questi mesi si è tenuto a freno accumulando la rabbia per essere stato superato nelle sue elezioni che riteneva “buone” per coronare il suo desiderio (più per narcisismo che per politica) di diventare presidente del Consiglio.
Non è un politico con molte frecce nel suo arco: sclerotizzato nella caccia allo straniero come unica arma di propaganda da quando ha perso la punta insanguinata di Morisi alla guida dei suoi social balbetta di argomenti che non scaldano gli sfinteri dei suoi elettori, veleggiando tra un ponte sullo stretto e una disordinata guerra alle auto elettriche, con un velo di negazionismo sul clima.
Fin dall’insediamento del governo però Salvini ha saputo che proprio sui migranti avrebbe potuto logorare Giorgia Meloni e tentare una riabilitazione da leader. È in attesa, come un cane da ferma, del momento opportuno per mordere Giorgia Meloni. La strategia è già scritta: “voleva essere la donna forte ma non ne è stata capace per troppo poco coraggio”. È esattamente il sotto testo delle parole di ieri del vicesegretario della Lega Andrea Crippa. Accusare Meloni di essersi rammollita fingendo di non sapere che le regole internazionali sono queste.
Andrà così. Matteo Salvini (lo sta già facendo) proporrà soluzioni impraticabili ma profumate chiedendo più voti per indurire il pugno. È lo stesso schema che alle ultime elezioni ha portato l’Italia sul baratro visibile a Lampedusa e nell’isolamento internazionale.
Resta da vedere un’unica cosa: se (e quanti) gli elettori ci cascano ancora. Buon venerdì.
Foto tratta dalla mostra Altromare. Fonte: Camera dei deputati