Il trattenimento in quanto  misura di privazione della libertà personale è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge. Anche la Corte di Cassazione ha stabilito che “la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale”

C’è un (altro) giudice a Catania, a dimostrazione che le leggi si discutono nel merito e non martellando gli uomini di legge. Ieri il giudice Rosario Cupi non ha convalidato il trattenimento di sei migranti a Pozzallo, disposto dal Questore di Ragusa. La decisione ricalca quella già presa dalla giudice Iolanda Apostolico, gettata nel liquame politico dall’irresponsabile ministro Matteo Salvini insieme ai suoi colleghi detti garantisti che aveva avanzata un’analoga richiesta nei confronti di quatto tunisini.

Il giudice Cupi ha sottolineato una decisione della Corte di giustizia dell’Ue secondo la quale “il trattenimento di un richiedente protezione internazionale” costituisce “una misura coercitiva che priva tale richiedente della sua libertà di circolazione e lo isola dal resto della popolazione, imponendogli di soggiornare in modo permanente in un perimetro circoscritto e ristretto”. “Ne discende – osserva – che il trattenimento costituendo una misura di privazione della libertà personale è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge”. E ricorda che anche la Corte di Cassazione ha stabilito che “la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale”.

Ora non resta che scovare un audio in cui il giudice Cupi confessa di disprezzare le politiche di Giorgia Meloni oppure un video in cui Cupi gioca a carte con una masnada di comunisti. Oppure si potrebbe scovare un suo post sui social in cui si augura che i diritti umani siano sempre rispettati. E il gioco è fatto.

Buon lunedì.