Nel capoluogo toscano crescono come funghi studentati di lusso e dilagano le privatizzazioni di spazi pubblici. E proprio sulla necessità di cambiare il regolamento urbanistico del Comune è in corso una battaglia culturale dei cittadini nel segno della tutela del patrimonio come bene collettivo
Rutilio Namaziano, poeta latino del V secolo, scriveva che anche le città possono morire. Davanti ai suoi occhi c’era la decadenza dell’impero romano, resa tangibile dall’abbandono delle città e dalla rovina dei monumenti. Ma parlava di morte della città perché sapeva che la città era prima di tutto un organismo vivente. Se muore, quasi sempre è venuta meno quella comunità che trasforma in città qualunque mucchio di abitazioni, e senza la quale non esiste civiltà urbana. Relazioni inestricabili, di cui chi governa non può non avere coscienza. Ma una città può morire anche per bulimia architettonica e abitativa, specie se ad alimentare la patologia è il profitto. Credo che pochi monumenti nell’Italia contemporanea possano rappresentare la perdita di una coscienza storica e civile come lo Student Hotel che si sta costruendo a Firenze su viale Belfiore, gigantesco accrocchio cementizio fitto di finestre oblunghe e sfalsate che pare incredibile sia stato partorito, nel 2023, nella città di Arnolfo, Brunelleschi e Michelangelo. E dire che la lunga e travagliata storia del recupero di quest’area dismessa era iniziata con un progetto, abortito, di Jean Nouvel. Ma ad accelerare la morte della città è anche, e forse soprattutto, la funzione del nuovo edificio: uno studentato di lusso che tuttavia, come quello già attivo in viale Lavagnini e realizzato dalla stessa società (ma restaurando un immobile già esistente, che apparteneva alle Ferrovie), svolgerà una parallela attività alberghiera, soprattutto nei mesi estivi. Non proprio case dello studente, ma strutture ricettive polifunzionali ricche di servizi che si rivolgono a una clientela facoltosa, studenti compresi. I loro clienti ideali non sono dunque gli iscritti all’Università di Firenze, ma chi frequenta prevalentemente università straniere (non meno di una trentina). Non si tratta di eccezioni: alberghi travestiti da studentati e studentati puri, ma non alla portata dei meno abbienti, stanno sorgendo letteralmente come funghi.

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