Giorgia Meloni più volte aveva criticato Mario Draghi per l'eccessivo ricorso ai voti di fiducia. Ora il suo governo sta percorrendo la stessa strada: il 27 novembre per la quarantaduesima volta la Camera ha approvato un decreto con questa modalità

Il 22 luglio del 2021, erano i tempi del governo Draghi, Giorgia Meloni dichiarava: «Il governo sostenuto dal 90% del Parlamento che pone il voto di fiducia su ogni provvedimento è un po’ come la mamma che chiede in continuazione al bambino “mi vuoi bene”? La risposta è scontata, ma fa molta tenerezza. La democrazia è un’altra cosa però».

L’altra cosa ora vede Giorgia Meloni al posto di Draghi a Palazzo Chigi. Sarebbe prevedibile registrare un deciso cambio di passo e invece Draghi e Meloni si assomigliano moltissimo (anche) in questo. Ieri, lunedì 27 novembre, la Camera ha approvato il voto di fiducia per la conversione in legge del decreto “Immigrazione” che il governo Meloni aveva posto tre giorni prima. Nei 400 giorni dall’insediamento, avvenuto il 22 ottobre 2022, è la quarantaduesima volta che l’attuale governo pone un voto di fiducia su un provvedimento in una delle due aule del Parlamento. Secondo le verifiche di Pagella Politica, questo è lo stesso ritmo tenuto dal precedente governo tecnico, guidato da Mario Draghi, che più volte in passato è stato criticato dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni proprio per l’eccessivo ricorso ai voti di fiducia.

C’è un aspetto apparentemente banale che sembra sfuggire ogni volta che si avvicinano le elezioni: la credibilità di un politico non si può continuare a misurare per il baccano che procura stando all’opposizione. Concediamo alla politica un’incoerenza che non perdoneremmo a nessuno dei nostri amici, dei nostri famigliari o dei nostri collaboratori. Così alla politica non sembra nemmeno più necessario dare delle spiegazioni.

Buon martedì. 

Nella foto: Giorgia Meloni e Mario Draghi nella cerimonia del passaggio della campanella, Palazzo Chigi, Roma, 23 ottobre 2022 (governo.it)