Nel 1943 aderì al gruppo Bandiera rossa, rischiando la vita. Le sue grandi doti atletiche le permisero anche anche di affermarsi nello sport sfidando la misoginia di regime. Antonia Finocchiaro ne ripercorre la storia in un libro

Molti di noi ricorderanno il libro Noi partigiani, Memoriale della Resistenza italiana a cura di Gad Lerner e Laura Gnocchi redatto per conto dell’Anpi e pubblicato da Feltrinelli nel 2022. In quell’occasione, studenti, docenti, ex partigiani costruirono insieme un romanzo collettivo della Resistenza con oltre 400 interviste filmate per dare voce ai partigiani che tra l’8 settembre 1943 e la Liberazione erano adolescenti o addirittura bambini. Ci fu chi prese la strada delle montagne o dell’attività clandestina, chi continuò, nella vita quotidiana, ad opporsi al fascismo e a loro dobbiamo la libertà e il senso della democrazia oggi spesso messa in pericolo. A quel lavoro di ricostruzione collettiva, come si fa per un grande tappeto tessuto insieme, presero parte ex partigiani, politici, giornalisti e docenti. Tra questi una insegnante, Antonia Abbattista Finocchiaro, che fu così colpita dalla vicenda umana e politica di una donna, come lei pugliese di Molfetta , che ne volle fare un libro a parte, mettendosi a cercare testimonianze e incontrando personalmente alcuni suoi parenti Ne è nato un libro  Cordelia controvento, campionessa pugliese, partigiana a Roma, uscito recentemente per i tipi di Moretti e Vitali. La donna di cui parliamo è infatti Cordelia La Sorsa, partigiana, insegnante, campionessa di atletica, che ora rivive nelle pagine del libro. A metà tra romanzo e saggio storico, il testo presenta al pubblico l’immagine di una donna vitalissima e ribelle, orgogliosa delle sue radici, con un senso indomabile della libertà, a cominciare dalla propria. Studia, diventa campionessa nazionale di atletica, avrà una figlia ,che farà laureare, mantenendola con il suo lavoro, senza mai sposarsi..
Donna modernissima dunque, tanto da conquistare completamente l’attenzione di Antonia Finocchiaro, che già in passato si era cimentata a descrivere figure femminili fuori dal coro ad esempio Penelope non fu minor d’Ulisse, sulle donne nel sedicesimo secolo e in prossima uscita, Rinascimento femminile, la vita di tre donne vissute all’inizio del Settecento tra Milano, Bergamo e Roma. Per Cordelia l’autrice dichiara di provare un legame speciale. L’abbiamo intervistata.
Professoressa Finocchiaro in un Paese civile, come ha scritto lo storico Massimo Novelli, le avrebbero dedicato saggi e racconti, film e fiction, invece se lei non l’avesse “ripescata” tra le mille figure di italiani e italiane che combatterono i nazifascisti sarebbe sprofondato in uno dei molti buchi della Storia.
Cordelia è una donna speciale. Questo è ciò che mi ha attirato in lei, e anche nelle altre che ho “scoperto”, anche se sono vissute in secoli lontani. Tutte sono donne capaci di uscire dalle regole imposte dal mondo prevalentemente maschile, dalle consuetudini che le avrebbero volute subordinate a tradizioni e abitudini, che di solito fanno comodo agli uomini. Cordelia, nel suo tempo come le altre nel loro, ha ignorato i limiti, ha seguito il suo istinto e i suoi bisogni, scegliendo sempre di rispettare la propria dignità e di tutelare la propria libertà e la propria indipendenza. Pagando di persona il solito prezzo di una certa solitudine, ma cercando e trovando sostegno nelle amicizie e nella famiglia di origine.
Cordelia discende da una famiglia antifascista “doc”: suo padre Angelo al quale era legatissima e a cui deve il nome Cordelia, la figlia preferita di Re Lear, l’unica che lo accoglie e gli resta vicino, era ,maestro, conferenziere, sindacalista fondatore del primo sindacato agricoltori. Il fratello del padre è Saverio La Sorsa,storico , antropologo, amico di Gaetano Salvemini: questo ha contato nella sua formazione e nel carattere…
La Puglia oggi è un paradiso delle vacanze, situazione giustificata dalla bellezza della sua terra e della sua storia, ma questa regione non è solo questo: ha una solida e affascinante storia culturale, i pugliesi hanno un forte attaccamento alle radici e insieme una capacità di innovazione che in poche altre zone d’Italia si trova. Cordelia ne è stata – a suo tempo – il frutto: un antifascismo che io definisco “quotidiano”, una resilienza ad obbedire a imposizioni assurde e antiliberali, in nome della lezione di Gaetano Salvemini, di Saverio La Sorsa, ma anche di Pantaleo Carabellese, sullo sfondo del luminoso esempio di Tommaso Fiore. Tutto questo è stato fondamentale per la sua formazione, che si è innestata certamente in un carattere bizzarro e ribelle lasciato libero dalla educazione paterna.

Nel libro si afferma che la Resistenza pugliese è stata molto importante nella lotta di Liberazione dal nazifascismo e nella costruzione dell’Italia repubblicana . Il presidente della sezione Anpi del capoluogo pugliese, Nicola Signorile, intitola la sua postfazione al libro “La Resistenza a Bari: una storia precoce di periferia”, a indicare una opposizione contro il nemico che ha preceduto addirittura quella del Nord. Ragazzi della città vecchia e portuali che il 9 settembre del’43, combattono strenuamente a fianco dell’esercito italiano, lotte di cui non si è parlato come accaduto per le cinque giornate di Napoli, celebrate anche dal film di Nanni Loy. Cosa rimane secondo lei, nei giovani, di quel nobile sentimento?
La risposta a questa domanda è molto difficile, anche perché non riguarda – penso – solo i giovani pugliesi ma intere generazioni italiane che per alcuni decenni si sono allontanate dagli ideali fondativi dell’Italia moderna. La storia dell’antifascismo pugliese è solo ancora un po’ nascosta, ed è bene che se ne sappia. Oggi esiste un importante filone di ricerca storica che ha rintracciato l’efficace contributo di tutto il Sud alla Resistenza. Ecco: studiare, conoscere e diventare consapevoli, costruire la propria identità sulla storia, tutte queste cose costruiscono, a mio avviso, l’unico vero fronte di opposizione al pericoloso conformismo della rete in cui giovani e non solo si lasciano irretire, alla stupida “educazione del web” cui stiamo assistendo.

A soli 24 anni Cordelia decide di affrontare i nazifascisti con le armi. Dopo l’8 settembre 1943 aderì al gruppo romano di Bandiera Rossa, comunisti alla sinistra del Pci, una “opzione netta”, come lei scrive per un coinvolgimento che valica i confini di una generica adesione ideologica”….
Si impegnava in prima persona a rischio della propria vita. Abbiamo da imparare dalla sua grinta di donna, dal suo impegno sociale, dal suo sprezzo del pericolo, e perché no, anche dalla sua solitudine. Possiamo anche capire le ragioni dei suoi silenzi, come racconta la sorella, immaginare le lacrime versate di nascosto dal mondo, da condividere il suo essere donna e madre contro ogni ostacolo e pregiudizio.

Dotata di una vitalità fuori dal comune Cordelia era anche una grande sportiva: tra il 1936 e il 39 pratica atletica leggera sotto la guida di Giosuè Poli, figura prestigiosa e significativa dello sport nel XX secolo, campione di decathlon, ma anche di altre specialità. Molto dotata, vince nei i 50 metri piani, nella staffetta 4×100, il salto in lungo in cui ha raggiunto i 4 metri e 66. Una diavola. La disciplina necessariamente imposta dallo sport ha affinato le doti della persona, forse ne ha esaltato il senso di libertà…..
Una diavola, vero! La disciplina sportiva, l’esempio di un grande uomo che è stato il dimenticato, Giosuè Poli, hanno letteralmente plasmato un carattere che altrimenti l’avrebbe portata forse allo sbando. La sua esperienza mi ha consentito di riprendere un tema purtroppo ancora relegato nell’ambito dello studio specialistico, e cioè il ruolo esercitato dallo sport nel settore femminile durante il fascismo. È stato paradossalmente una sorta di autogol per il regime: mentre proponeva un modello femminile morbido e accondiscendente, nello sport si forgiavano donne resistenti e autonome, consapevoli del proprio corpo e della propria indipendenza.
Il libro di avvale della autobiografia di Cordelia, testi registrati nel tempo, ricordi personali inediti, ma anche delle testimonianze della figlia Anna Maria e della sorella. Lei ha incontrato la figlia? C’è una cosa che l’ha colpita nelle parole che ha detto su sua madre?
Questo è l’aspetto più delicato nella scrittura di biografie: toccare e percorrere i rapporti d’affetto. Ho conosciuto la figlia di Cordelia, che ha ancora un amore viscerale per la madre, con cui ha vissuto una sorta di simbiosi fatta di odio e amore, di abbracci e battute, un rapporto ancora irrisolto e non sciolto dalla scomparsa. Non le parole ma gli occhi di questa donna giovanile e socievole, anche se ormai ottantenne, mi hanno colpito: ogni volta che si parla di sua madre ardono di orgoglio. E se non è amore questo….