Dopo "Quaranta Cavalli", documentario che raccontava i giovanissimi sui barchini della laguna veneta, Luca Ciriello torna a raccontarli questa volta a Pollein, in provincia di Aosta, dove si lanciano i avventure con Apecar 50 truccate

Lo scoppio delle marmitte, le portiere che a stento si tengono, le casse che montano musica. Api, il nuovo documentario di Luca Ciriello, rompe il silenzio delle montagne. Tra i paesaggi meravigliosi e fermi della Val d’Aosta la telecamera punta dritto su una storia inedita, per uno sguardo sui giovanissimi che in questi ultimi anni vengono raccontati come ossessionati unicamente dagli schermi. C’è invece un mondo che sembra rimasto ad antichi riti di gruppo. Crescere attorno ad un mezzo per emanciparsi, per fasri notare, primeggiare, ma anche condividere. Ciriello dopo Quaranta Cavalli, documentario che raccontava i giovanissimi sui barchini della laguna veneta, torna ad osservare dei giovanissimi, questa volta a Pollein, in provincia di Aosta. Gli apecar 50 truccati, per andare più forte e per provare virtuosismi su un un solo lato, sono il centro di gravità permanente per un gruppo di giovanissimi. Sullo sfondo, come se non esistessero, le valli, la vita degli adulti, le preoccupazioni e le ansie. C’è tanto allenamento, ricerca su cosa possa far sgasare meglio e dove mettere le mani sul motore. I protagonisti del film alle feste vanno in apecar, la pizza la mangiano sul retro del mezzo di trasporto che nell’immaginario di tutti è da lavoro, per trasportare ferro, frutta, Invece in Api è vita quotidiana tra amici. Il documentario vive lungo la spensieratezza di un’estate che mostra le sfide di un’adolescenza poco conosciuta. C’è la trap che salta fuori da casse collegate sugli ape car, grazie ad ingegneria fatta in casa da Saba, Gallo, Fede e Jill. La regia è sui volti dei quindicenni, non indugia sul contrasto con l’ambiente, tutto è delicato, nonostante i rombi dei motori, le impennate e i beat della discoteca. Api fa viaggiare su tre ruote senza mai sbandare, stando in curva con i ragazzi e tra le nuvole sulle panoramiche che la macchina da presa concede. L’opera si concede un’unica trasgressione: Albano e Romina cantati a squarciagola dai protagonisti. Non pompano solo i motori, ma anche le voci dei quindicenni, che con le loro Api dichiarano di esistere.
Luca Ciriello, già regista di Arme Rougé, ha realizzato Api grazie al contributo del Fondo per il sostegno alla produzione audiovisiva della Fondazione Film Commission Vallée d’Aoste e alle produzioni Lunia Film e L’Eubage Srl.
IL documentario è stato presentato in anteprima il 25 novembre al Filmmaker Festival 2023, nel Concorso Prospettive al Cinema Arcobaleno di Milano.