«Però, vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé», diceva Calamandrei agli studenti nel 1955. «Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica». Rimbocchiamoci le maniche

Vale la pena recuperare il celebre discorso che Piero Calamandrei fece agli studenti nel 1955. «Però, vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: lo lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno, in questa macchina, rimetterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere quelle promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo, che è, non qui per fortuna, in questo uditorio ma spesso in larghi strati, in larghe categorie di giovani. È un po’ una malattia dei giovani, l’indifferentismo». 

Occuparsi dell’indifferentismo e non scambiarlo per semplice astensionismo potrebbe essere il primo passo. Vale ancora la storiella – che amava raccontare Calamamandrei – di quei due migranti, due contadini che attraversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime. Il piroscafo oscillava e allora quando il contadino, impaurito, domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» e quello dice: «Se continua questo mare, fra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva, va a svegliare il compagno e grida: «Beppe, Beppe, Beppe!». «Se continua questo mare, fra mezz’ora il bastimento affonda!». E quello: «Che me ne importa, non è mica mio!».
Questo è l’indifferentismo alla politica: è così bello, è così comodo, la libertà c’è, si vive in regime di libertà, ci sono altre cose da fare che interessarsi di politica.

Buon mercoledì.