Nella Ue ci sono oltre 50 partiti di destra ed estrema destra e in 12 Stati su 27 sono al potere. Razzismo, fondamentalismo religioso, nazionalismo i tratti comuni. Da Meloni a Le Pen aspirano a conquistare Bruxelles magari alleandosi con il Ppe
I confini in Europa fra le destre che variamente definiamo come populiste, nazionaliste, sovraniste, neofasciste e neonaziste, anti-Ue, xenofobe ed etnoregionaliste, sono ormai labili. Queste destre, infatti, pur marcando storie diverse e tratti identitari specifici, tendono sempre più a mescolarsi, sovrapporsi e accavallarsi. Pur in presenza di situazioni anche molto diverse, simile è la scelta di scagliarsi in primo luogo contro un nemico esterno, di volta in volta identificato negli immigrati o negli stranieri in genere, nei rom, negli ebrei, nei musulmani, nelle comunità Lgbt. Comune a tutte queste destre, partiti o movimenti, è l’opposizione alla società multiculturale e multietnica, contro la quale riscoprire e rilanciare presunti valori patriottici attraverso un acceso nazionalismo o velleità separatiste. Un unico fenomeno con mille sfaccettature. Altro dato in comune l’idea di contrapporre il popolo, sano e virtuoso per definizione, alle élite, sempre corrotte. I processi di globalizzazione hanno accompagnato l’ascesa di queste tendenze, già presenti in nuce da alcuni decenni sotto forma di piccole o ininfluenti formazioni politiche: dal Front national in Francia (costituitosi nel 1972) al Partito del progresso in Norvegia (1973), al Vlaams blok in Belgio (1978). La loro progressione, prima lenta poi accelerata, è avvenuta in un quadro che è andato rapidamente trasformandosi, segnato da nuovi rapporti economici e finanziari come da profondi cambiamenti tecnologici, con l’introduzione di un’instabilità generale, di insicurezza e paura. Ampi sono stati i settori sociali che si sono ritrovati scoperti di fronte alla nuova realtà. Alcuni mutamenti epocali, come il crollo dell’Unione sovietica, le migrazioni dall’Africa, dall’Asia e dall’Europa orientale, l’11 settembre 2001, le catastrofi ecologiche, hanno a loro volta consentito di far incrociare e legare fra loro sentimenti nazionalistici e razzisti, in un quadro politico europeo segnato dalla crisi dei tradizionali partiti e il manifestarsi di una forte mobilità elettorale calamitata in maniera significativa da chi garantiva, di fronte al caos, soluzioni come la chiusura delle frontiere e la riappropriazione del territorio. In molti Paesi a far da collante anche il senso di rabbia per una grandezza venuta meno.
Il panorama, in questi ultimi anni si è ulteriormente aggravato. I partiti ad oggi classificati di destra/estrema destra sono nella Ue più di cinquanta.
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