Nel patto di stabilità appena rimesso in funzione torna l’austerità ma non per la produzione di armi. Che Il cancelliere Scholz rilancia per la Germania. L'Europa corre verso il riarmo invece che verso la pace. Una strada che porterà ancora di più lontano dall'idea della casa comune europea

Karina Barley è la capolista della Spd alle prossime elezioni europee essendo già oggi vice presidente del Parlamento europeo. Ha dichiarato che occorre prendere in seria considerazione la costruzione di un arsenale nucleare europeo. Scholz, il cancelliere socialdemocratico del governo semaforo con verdi e liberali, ha inaugurato in questi giorni un gigantesco impianto di produzione di munizioni, parte dell’imponente programma di riarmo tedesco, e ha detto che occorre produrre meno merci e più armi. Una Germania per altro in recessione e con la destra estrema dell’Afd in grande crescita elettorale.
Nel patto di stabilità appena rimesso in funzione torna l’austerità ma non per la produzione di armi.

Intanto Trump dice che se vince lui gli europei dovranno pagare la protezione Nato. Tra gli europei c’è chi pensa di mettersi in proprio. Oltre la Germania anche la Polonia riarma pesantemente. Gestire un eventuale nucleare (come Ue? Come Francia più Germania?) non è certo semplice. Ma ormai il riarmo sembra scelta strategica per una Ue che considera il “confronto ostile” con la Russia immodificabile. E fa pensare alla Storia di questo nostro secolo, ad un’altra Germania tra Weimar e poi la tragedia, alle “preoccupazioni” che si accompagnavano alla gioia al momento della riunificazione.

Anche a me la mente va a ricordi preziosi che ho di quando ero parlamentare europeo tra i quali c’è un pranzo con Gorbaciov. Credo fosse a Bruxelles per una iniziativa sull’acqua come diritto umano e mi trovai in un tavolo a quattro con lui.
Lo ricordo apparire e parlare con grande calma e sobrietà. Mi faceva pensare, nel modo di essere, a Natta. Io ero stato in Urss con il Pci al festival mondiale della gioventù nel 1985 quando era diventato da poco segretario del Pcus. Poi avevo vissuto l’’89 e nel dopo andai con Rifondazione comunista e vissi così la sua detronizzazione.
Avevo avuto una grande interesse verso di lui e una grande antipatia invece per Eltsin.
Dunque ero emozionato nel condividerci la tavola. Così come ero sconcertato da come fosse stato cancellato nella Russia che poi sarebbe diventata putiniana ma anche nella Ue che sarebbe tornata a partecipare alle guerre dopo essere nata dal loro ripudio.
Ancora poco tempo fa mi sono indignato perché nel discorso di Ursula Von Der Leyen in Parlamento europeo sullo stato dell’Unione la presidente non dedicò nemmeno una parola a Gorbaciov che era appena morto.

Eppure Gorbaciov aveva dedicato molto dei suoi ultimi anni all’idea della casa comune europea. Ne parlò proprio al Consiglio d’Europa. Ne scrisse in un libro. Casa comune europea, dall’Atlantico agli Urali, fondata sulla pace, il disarmo, un nuovo ordine mondiale giusto e democratico. Riprendendo il meglio di quanto espresso dai grandi leader e dai grandi movimenti. Brandt, Palme, Berlinguer, il movimento contro gli euromissili.
Purtroppo la cancellazione oltraggiosa di Von Der Leyen corrisponde a trent’anni di cancellazione fatta dalla Ue nascente verso Gorbaciov ma anche verso la propria Storia. Preferendo prima Eltsin e Putin e poi la guerra con la Russia. Passando per quelle Jugoslave, quelle Nato, quelle in proprio.

L’’89 come “vittoria” verso una parte che autorizzava a “prendersi il bottino” piuttosto che riapertura delle speranze nate dalla comune lotta al nazifascismo, tradite dalla guerra fredda, riproposte da Gorbaciov. Se le leggiamo in sequenza le “scelte” costituenti vediamo come l’inferno attuale sia lastricato di (ipocrite) buone intenzioni. Maastricht, trattato ordoliberista iper ideologico che soppianta di fatto le Costituzioni ed avvia lo smantellamento del modello sociale europeo. La guerra in Jugoslavia, Stato federale multietnico e plurireligioso, fatto a pezzi anche con la partecipazione della Ue. L’austerità, vera e propria apoteosi di una politica contro le persone, applicata con sadismo in Grecia e poi diffusa. L’edificazione di un modello istituzionale post e ademocratico, intergovernativista, vera anomalia nel mondo rispetto a tutti i fondamentali della democrazia, dalla rappresentanza al ruolo della banca e della moneta. Il revisionismo storico che prima sovrappone l’’89 al ‘’45 e poi via via cancella la lotta e l’unità contro il nazifascismo.

Le crisi gestite tutte dalla parte dei dominanti. Quella finanziaria trasformando i debiti speculativi delle banche in debiti dei cittadini su cui si abbatte l’austerità. Quella sanitaria, favorendo spudoratamente le multinazionali farmaceutiche impedendo anche il superamento dei brevetti. Ed ora le guerre tra i colossi della globalizzazione, schierandosi non per la Pace ma per il suprematismo dei buoni autoproclamati e stando bene attenti però a garantire il prosieguo dei profitti finanziari di tutte le multinazionali energetiche, da Gazprom a Eni. Tanto l’affondamento del North Stream (e dell’Ostpolitik) lo pagano i cittadini. Ora si ritorna alla austerità, e si rimette in vigore quel patto di stabilità che lo stesso Prodi definì stupido (non traendone le conseguenze). Naturalmente rimane il via libera per l’enorme aumento delle spese militari. Lo scenario che viene fuori da questo trentennio è quello del Continente che dopo essere stato il più sociale e democratico della Storia ha visto crescere di più le disuguaglianze e deperire gli stessi ceti medi accrescendo profitti e rendite.

E, di fatto, il tanto ostentato conflitto tra “europeisti” e “sovranisti” appare sempre più come la storiella dei ladri di Pisa viste le sempre più marcate convergenze tra i presunti opposti sui terreni più drammatici, dall’appoggio alla guerra e al riarmo alla lotta contro i migranti. Il compromesso tra élites tecnocratiche e dominanti sovranisti è nei fatti viste le scelte che ho richiamato. Le destre sono ormai parte integrante di questa Ue. Anche quelle che vengono dalla parte della Storia sconfitta nel 1945.

Allora, alla vigilia del voto europeo, ciò che mi spinge alle urne è dare un voto per la Pace. Vorrei poter votare qualcosa che ne faccia il punto della sua presenza alle elezioni. Offrendo 100 ragioni del come farla, la Pace. E io penso che moltissime idee possano venire proprio da quanto Gorbaciov ci propose, inascoltato. Proviamo a fare la Storia con i se.
Se avesse “vinto” Gorbaciov e non Eltsin, e poi Putin. Se si fossero intraprese la costruzione della casa comune europea, il disarmo e il nuovo ordine democratico mondiale.
Sono convinto che staremmo assai meglio, tutti.

La cosa incredibile per la Storia fatta dai vincitori è che in realtà c’era più somiglianza sociale tra chi viveva da una parte e dall’altra del Muro di quanta ce ne sia oggi. Prendiamo l’Ucraina. Un saggio demografico pubblicato nel 2019 da Le Monde Diplomatique diceva che quel Paese aveva un trend demografico simile a quello francese. Per natalità ed aspettativa di vita. A distanza di trent’anni invece l’Ucraina aveva perso più di dieci milioni di abitanti per il cumulo di meno nascite, meno durata di vita, più emigrazione. Ed ora la “guerra combattuta fino all’ultimo ucraino” rischia di farne perdere altri milioni. Questo dato demografico diffuso nell’Est e nelle aree povere dell’Europa secondo il saggio corrispondeva al portato di una guerra.

La Storia, prima di essere riscritta, ci insegnava che il modello sociale europeo aveva avuto un trentennio esaltante. Dalle macerie delle guerre mondiali, nate in Europa, ad una rinascenza che metteva a valore l’intreccio tra natura e cultura, le antiche civiltà, l’urbanesimo, le rivoluzioni sociali. Più benessere e più eguaglianza. Realizzati col pubblico e col lavoro come valore costituente. Un modello per tutti, assai più reale del mito Usa così pieno di ingiustizie e di uso improprio della forza.
La fine dello stalinismo e la perestroika potevano consentire all’Europa di abbracciarsi e proporsi al mondo secondo quanto scriveva il rapporto Nord Sud voluto da Brandt e cioè con l’idea di un welfare globale. Il disarmo lo avrebbe reso possibile e il governo mondiale democratico l’avrebbe gestito nella cooperazione.
Si è scelta un’altra strada. L’ha imposta il capitalismo finanziario globalizzato. E siamo nei guai. Lotta di classe dei ricchi contro i poveri. Guerre tra imperialismi. Disastri climatici, economici, sociali, sanitari. l’Onu a pezzi, le Cop sul clima falliscono. Ma anche le strutture della globalizzazione annaspano. Ognuno ha il suo suprematismo. Draghi ci spiega che un continente vecchio deve sapersi difendere. E i soldi vanno alle armi.
Ma se vincesse la Pace tutto potrebbe cambiare. Ci si renderebbe conto che la Pace chiede la giustizia. La giustizia vuole diritti certi e per tutti, uguaglianza. E quindi serve cooperazione e democrazia.

Dunque una Europa con una Costituzione e non con trattati ideologici. Una Costituzione facile da fare con quelle che, dall’Italia al Portogallo, sono nate dalla Storia di liberazione. Una Costituzione che potrebbe aspirare a proporne una mondiale. Fondata su Pace, Beni Comuni, Diritto alla vita degna. Col Pubblico a fare la Storia e il privato che torna il luogo del proprio sentire. Pace, cooperazione e lavoro, al posto di guerra, competizione, profitto. Con la scienza a fare progresso e non potere e soldi. La Pace fa risparmiare. L’equità anche. Il lavoro dà senso alla vita e trae senso dall’essere utile al suo miglioramento e alla Natura. Il meticciato, la biodiversità sono il fondamento dell’evoluzione dagli organismi monocellulari a noi. Ogni atomo è unico e sta nell’unico dell’universo.
La realtà è che il capitalismo è una forma di deficienza artificiale che dobbiamo lasciarci alle spalle. E che non abbiamo bisogno della intelligenza artificiale per capire che ci vuole la Pace e non la guerra. Io, cittadino d’Europa, in rotta con l’Europa reale con quella sorta di moderno ancien regime che è la Ue, andrò a votare per liberare l’Europa dalla guerra, dal nucleare, per la Pace.

Nella foto: il cancelliere tedesco Scholz