Consegnare i migranti salvati in mare alla cosiddetta guardia costiera libica è un reato perché la Libia non è un "porto sicuro". La sentenza della Suprema corte dice che la politica sul Mediterraneo dal 2017 non è solo mortifera: è spazzatura giuridica

Dice la Corte di Cassazione che consegnare i migranti alle motovedette della cosiddetta Guardia costiera libica è un reato di “abbandono in stato di pericolo di persone minori o incapaci e di sbarco e abbandono arbitrario di persone”. La Corte ribadisce quello che chiunque mastichi un po’ di diritto internazionale (no, non è questione di buonismo) sa da tempo: la Libia non è un porto sicuro. 

La sentenza si riferisce alla condanna ora definitiva del comandante del rimorchiatore Asso 28 che a luglio del 2018 accalappiò 101 migranti su un gommone nei pressi di una piattaforma petrolifera e li consegnò ai criminali della cosiddetta Guardia costiera libica.

Quella sentenza sancisce de relato anche fondamentali giudizi politici: gli accordi con la Libia sono criminali, illegali, contro il diritto del nostro Paese. Accordi criminali firmati dall’ex ministro dem Marco Minniti il 2 febbraio 2017 sotto il governo Gentiloni e poi attraversati da compiacenti governi di tutte le parti politiche (primo governo Conte e poi governo Meloni) con particolare solluchero dei leader di destra. 

Quella sentenza dice che devono essere risarcite le Ong multate in questi anni per avere disobbedito agli ordini dei criminali libici. Quella sentenza dice che i governi ne devono rispondere. Quella sentenza soprattutto dice che la politica sul Mediterraneo dal 2017 non è solo mortifera: è spazzatura giuridica. Inutile dire che è spazzatura l’impianto su cui poggia anche il cosiddetto piano Mattei. 

È una notizia che dovrebbe stare sulle prime pagine dei giornali. Invece no. 

Buon lunedì.