New York. Interno notte. Una donna e due uomini siedono al bancone di un bar. Qualcuno, che non vediamo, commenta il loro incontro, interrogandosi sulla natura del loro rapporto, che possiamo ancora solo intuire. Fino alla scoperta, sorprendente, di riconoscersi parte di un medesimo viaggio.
Presentato in anteprima al Sundance film festival, e nelle sale dallo scorso 14 febbraio distribuito da Lucky Red, Past Lives, acclamata opera prima della regista sudcoreana Celine Song, colpisce, prima di tutto, per la capacità delle immagini di mettere in moto memorie e sensazioni – intense quanto impalpabili -, di frugare nell’intimità inconsapevole dello spettatore, svelando e rivendicando una tra le esigenze primarie del cinema: la ricerca di sempre nuove e profonde connessioni tra visione e rappresentazione. Tra arte e vita.
Past Lives è ispirato a una vicenda personale della regista, drammaturga di spicco della scena teatrale newyorkese. È la storia di Nora (Greta Lee) e Hae Sung (Teo Yoo), due amici d’infanzia che, all’età di dodici anni, si separano quando la famiglia della ragazza decide di lasciare la Corea del Sud per trasferirsi in Canada. Ritrovatisi dieci anni dopo, Nora e Hae Sung instaurano un rapporto a distanza fatto di messaggi online e di videochiamate, interrotti infine dalla giovane donna, aspirante scrittrice, decisa a perseguire, liberamente, sogni e ambizioni («perché i coreani non vincono il premio Nobel per la letteratura» era stata la risposta incisiva di una già determinata e tenace adolescente Nora alla richiesta dei compagni di scuola delle motivazioni che la portavano ad andare via da Seoul). Fino all’incontro in una New York iconica quanto nostalgica, dove Nora vive con il marito Arthur (John Magaro), conosciuto anni prima in una residenza per artisti.
La circolarità del racconto, suddiviso in tre atti, pone in primo piano l’evoluzione interna dei personaggi, delineandone un sotto testo poetico che permette a Celine Song di esplorarne sfumature, dettagli e note emotive, anche solo mediante gesti, movimenti e sguardi.
Durante la performance di The Artist is Present – che Greta Lee afferma di aver visto più volte durante la preparazione del film -, Marina Abramović siede in silenzio e condivide lo sguardo con i partecipanti, tra cui il suo ex marito, l’artista Ulay, che non vedeva da decenni. «È come se ci fosse un posto dentro di te dove non posso andare» confessa Arthur a Nora che, soltanto nella percezione di sé stessa nel rapporto con l’altro, può finalmente ritrovare, attraverso i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza, una via d’accesso alle autentiche corde del sentire, e scovarvi il senso più profondo dei rapporti e delle separazioni, come evocato dall’inquadratura – un vero tuffo al cuore – che mostra ancora una volta i due amici uno di fronte all’altra in una stradina di Seoul. Una storia d’amore e di separazione: una questione che ci riguarda tutti.
Foto di Maxpoto – https://www.youtube.com/watch?v=kA244xewjcI, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=9884220