Sulla vicenda dello sparo di Capodanno, l'omertà, le contraddizioni, il mancato rispetto dei protocolli, l’avventatezza e la presenza di bambini rendono il tutto piuttosto grottesco

Ha ragione Matteo Renzi quando dice che la vicenda dello sparo di Capodanno è terribilmente scivolata nelle retrovie, come se si trattasse di un retroscena o peggio, un’invenzione giornalistica. Il deputato di Fratelli d’Italia (ora sospeso) Emanuele Pozzolo aveva giurato di non essere colui che aveva fatto partire il colpo e soprattutto aveva giurato di spiegare tutto ai magistrati.

Non l’ha fatto. Di Pozzolo si conoscono solo i silenzi e l’ostinazione con cui si dichiara innocente. Peccato che la perizia balistica scriva nero su bianco che “il revolver in sequestro era impugnato da Pozzolo Emanuele, che si trovava in posizione eretta sul lato lungo del tavolo rivolto verso il muro”.

Fantasiose e contraddittorie anche le versioni del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, uomo forte del cerchio magico di Giorgia Meloni. In un primo momento Delmastro aveva raccontato che al momento dello sparo si trovava fuori, a 300 metri di distanza, dove si era recato per caricare la macchina con gli avanzi della cena, e di non aver udito il rumore del colpo. Pochi giorni dopo in Procura ha fornito una versione diversa, sostenendo di aver sentito il rumore dello sparo, e di aver pensato fosse un petardo, mentre fumava una sigaretta all’esterno della sala. 

L’uomo colpito dal proiettile vagante – Luca Campana – racconta che Delmastro era presente nella stessa stanza, anche se distante tre metri dal punto in cui è partito lo sparo. Il capo scorta di Delmastro invece riferisce che il suo scortato fosse serenamente fuori dalla stanza con la scorta serenamente all’interno. 

L’omertà, le contraddizioni, il mancato rispetto dei protocolli, l’avventatezza e la presenza di bambini rendono il tutto piuttosto grottesco.

Buon mercoledì. 

Nella foto (da fb): Andrea Delmastro e Emanuele Pozzolo