Violeta Parra, Mercedes Sosa e Chavela Vargas, ovvero Cile, Argentina e Messico. Tre donne che hanno dato voce e dignità ai popoli latinoamericani negli anni bui delle dittature. Le racconta Lavinia Mancusi in un libro e in un recital
Ilustrazione di Giulia Anania La creatività è un uccello senza un piano di volo» scrive Violeta Parra. Questa affermazione è quanto di più vicino abbia trovato per rendere le sensazioni che suscita la lettura del testo scritto da Lavinia Mancusi: un viaggio attraverso linguaggi diversi che non permettono di inserirlo in un genere definito. Racconto per voce? Teatro-canzone? Biografico? Leggere queste pagine di Revolucionaria! (Redstar Press) significa prima di tutto aprire uno scrigno pieno di immagini, corpi che prendono vita correndo come fiumi impetuosi che trascinano e rimescolano nei loro flutti suoni, colori, parole. Le crisi sono necessarie, a volte si rivelano feconde, così Lavinia Mancusi, giovane interprete di musica popolare, viene presa, nei giorni di forzata immobilità della pandemia, da una febbre di domande che rivolge a sé stessa: “Chi sono? Cosa amo? Cosa sto costruendo?”. Lavinia non spegne il tormento di quel lungo tempo di silenzio ma lo trasforma in una ricerca non solitaria, perché la musica popolare per sua natura non è solitudine, nasce come antidoto al dolore privato, da gesti quotidiani che appartengono a migliaia di persone sconosciute e si alimenta e cresce di bocca in bocca. La fatica, il dolore, la miseria, la paura, l’amore, la festa, la morte e la rivolta, pensati e poi cantati da artisti senza nome. Poi ascoltati, ripetuti, moltiplicati. Una musica che ha in sé una vocazione epica. Lavinia attraversa questo silenzio “senza un piano di volo”, forse sapendo che il Nulla non esiste, e trova in sé quel poco di calma necessaria per aspettare senza angoscia che affiori qualcosa e lasciare che si formino dei puntini che poi si attraggano sino a tracciare linee che si caricano via via di senso, componendo alla fine una partitura di vite e di voci. Prende vita questo libro che non è un testo di etnomusicologia, o la raccolta, lo studio di canti tradizionali e dei loro interpreti, ma qualcosa di più urgente per cui servirebbe un verbo di movimento: “rincorre”, ecco, le pagine sembrano rincorrere il senso della memoria, per afferrare il segreto della resistenza di alcune autrici ed interpreti di musica folk, seguendo passo dopo passo le briciole, i petali e le lacrime di cui hanno disseminato le loro esistenze. Sono Violeta Parra, Mercedes Sosa e Chavela Vargas: Cile, Argentina e Messico.

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