La giustizia riparativa, che grazie al decreto legislativo 150/22 (c.d. riforma Cartabia) è diventata legge anche in Italia, viene spesso definita come “giustizia dell’incontro”, perché attraverso una serie di programmi relazionali e dialogici (che appunto si fondano sull’incontro con l’altro) prova a prendersi cura degli effetti distruttivi nascenti dalla commissione di un fatto di reato, promuovendo la ricucitura del legame sociale a partire dalle ferite che l’illecito ha generato.
La giustizia riparativa si affianca al processo penale senza sostituirlo e prova a offrire ai protagonisti della vicenda penale qualcosa di più rispetto alle risposte tradizionalmente orientate alla sola punizione del colpevole o alla sua rieducazione.
La questione fondamentale non è soltanto “come deve essere punito il colpevole” ma anche “se e che cosa può essere fatto per riparare il danno”, non solo nel senso di controbilanciare in termini economici il danno cagionato ma anche nell’ottica di ridare significato ai legami fiduciari fra le persone che il reato ha interrotto.
Per fare questo, la giustizia riparativa coinvolge attivamente le persone indicate come autori dell’offesa, le vittime e la comunità, in un percorso dialogico di riconoscimento reciproco, nel quale possono ritrovare dignità i vissuti e le narrazioni di ciascuno. Oltre alla verità processuale, la giustizia riparativa accoglie le verità personali, quelle vissute e non solo accadute.
I programmi di giustizia riparativa permettono di costruire la responsabilità in modo concreto, una responsabilità “verso il volto dell’altro” e non solo per aver fatto qualcosa, e aprono alla progettazione di azioni che riparano, quali gesti capaci di ridare valore al patto di cittadinanza violato, quale possibilità di riappropriarsi di un senso di giustizia non solo legato alla riaffermazione della norma ma anche ai significati delle relazioni che costruiamo con gli altri.
Proprio su questi temi si apre a Pontremoli, dal 16 al 20 aprile, il Festival Curae 2024, promosso dal Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, sui temi della giustizia riparativa, della giustizia minorile e del teatro.
Il tema di quest’anno – che rappresenterà il filo conduttore delle diverse iniziative in programma – è “l’altro”, quale parola chiave della giustizia riparativa ma anche di tutti gli interventi che promuovono responsabilità e riconoscimento.
Il Festival coinvolge ragazzi sottoposti a procedimento penale, sia ristretti in quattordici istituti di pena per minorenni sia ospiti di comunità educative e affidati ai servizi della giustizia minorile, ragazzi del territorio della Lunigiana, quale voce della comunità lesa dal reato, e la comunità di Pontremoli, destinataria di gesti riparativi nella giornata conclusiva del Festival.
Con spettacoli, performance, musica rap, incontri, tavole rotonde, proiezioni e presentazioni di libri, il festival vuole far dunque dialogare e confrontare registi di teatro, magistrati, mediatori, studiosi di diverse discipline, docenti di università italiane sul tema de L’altro: su quanto sia imprescindibile il riconoscimento e il relazionarsi positivamente con l’altro; sulla essenzialità dello smontare le paure verso gli altri; ed infine sull’alterità come componente fondamentale delle pratiche teatrali.
Dal lavoro dei ragazzi in carico ai servizi della giustizia minorile, spesso in percorsi comuni con gli studenti di scuole superiori del territorio sono nati quattro lavori che debuttano al festival; il complesso universo dell’“Altro” è esplorato anche nei due incontri dal titolo Dialoghi sull’Altro: nel primo, introdotto da Antonio Sangermano, Capo Dipartimento del Dipartimento di Giustizia minorile e di comunità, il professore di sociologia Paolo Jedlowski dialoga con Teresa Forcades, teologa e medico, nel secondo il criminologo Adolfo Ceretti si confronta con Cristina Valenti, studiosa di teatro; e nella tavola rotonda in cui il dialogo sull’Altro mette in comunicazione giovani e adulti, attraverso uno scambio nel quale un gruppo di ragazzi “interrogano” sull’Altro diversi adulti, rappresentativi di ruoli professionali differenti e di esperienze personali variegate, con l’accompagnamento dei mediatori esperti della Cooperativa Dike.
Federica Brunelli è mediatrice esperta in programmi di giustizia riparativa – Cooperativa Dike di Milano. Cura con Paolo Billi (regista del Teatro del Pratello) e Lisa Mazoni (Associazione Punto Zero Milano) la direzione e l’ideazione del Curae festival
Nella foto: frame dal video Perdere e prendere – I ragazzi dell’Ipm di Catanzaro – feat. Kento
CURAE Festival Teatro, Giustizia minorile, Mediazione, Giustizia Riparativa
16-20 aprile 2024 Pontremoli (MS)
PROGRAMMA COMPLETO con gli spettacoli e gli incontri al link qui