L’agenzia europea che gestisce le frontiere esiste da 20 anni ma continua ad operare in zone grigie del diritto. Una maggiore azione di controllo su eventuali violazioni dei diritti umani sarà possibile con l’adesione dell’Unione alla Convenzione europea dei diritti umani
Sta per concludersi la nona legislatura del Parlamento europeo che si accinge a inserirsi a pieno titolo nella lista di quelle che hanno attraversato alcuni degli anni più importanti e decisivi della storia dell’Unione europea e del continente europeo. Quando andammo alle urne l’ultima volta lo scorso 26 maggio 2019, durante il così detto governo Conte I, assistevamo all’exploit della Lega che otteneva il 34 per cento dei voti nazionali e sperava, con l’opinabile mossa di presentare in agosto una mozione di sfiducia nei confronti del proprio esecutivo, di giungere ad elezioni anticipate che le permettessero di concretizzare il consenso popolare. Il contesto politico di cinque anni dopo è molto diverso, così come lo è la realtà sociale, politica ed economica che abbiamo intorno dato che al tempo di quelle elezioni, almeno in questa parte del mondo, sapevamo poco di pandemie, ritenevamo inimmaginabile lo scoppio di una guerra così vicina alle nostre vite e al nostro sguardo e si pensava lontano lo spettro dell’inflazione. Con l’attuale legislatura europea, presieduta prima dall’italiano David Sassoli (Pse), scomparso prematuramente nel gennaio del 2022, e ora dalla maltese Roberta Metsola (Ppe), volge al termine anche l’esecutivo della presidente tedesca Ursula von der Leyen che ha dovuto condurre l’Unione europea attraverso le sfide presentatesi in questi cinque anni e che, con le scelte politiche effettuate e la contingenza delle problematiche, ha inequivocabilmente impresso una direzione precisa al percorso dell’Unione del futuro. Le sfide che si pensava la legislatura e l’esecutivo uscenti avrebbero ereditato erano il crescente populismo alimentato da alcuni partiti nazionali, il sentimento euroscettico rinforzato dalla Brexit, la crescita economica, il rafforzamento identitario dell’Unione europea agli occhi dei suoi cittadini e il cambiamento climatico.

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