In una società sempre più anziana e gerontocratica assumono grande importanza le politiche per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo dei giovani. Di questo tema cardine si occupa il libro “Welfare per le nuove generazioni” (L’Asino d’oro) curato da Chiara Agostini. Il 12 maggio viene presentato al Salone del libro di Torino. Ecco un estratto dall’introduzione
Welfare per le nuove generazioni nasce dal tentativo di comporre prospettive e contributi che nascono in ambiti diversi in un momento storico in cui le nuove generazioni stanno mostrando una solida consapevolezza circa il loro diritto al benessere mentale. Nella parte prima, il libro si concentra sul “problema di policy” - su quanto cioè il nostro sistema di welfare sia tradizionalmente poco rivolto verso le nuove generazioni -, su chi sono i giovani, i principali problemi che li riguardano e le politiche che possono essere introdotte a loro favore. Nella parte seconda, affronta invece il tema delle possibili soluzioni, con uno sguardo particolare alla scuola come presidio del loro benessere e luogo nel quale le differenti politiche dedicate ai giovani in età scolare possono essere definite e implementate. Pur mettendo al centro la scuola, l’analisi esula dalla mera attribuzione a essa di nuovi compiti e funzioni. L’idea è guardare al suo rapporto con il territorio e considerarla come la sede in cui i diversi attori locali che si occupano di giovani possono contribuire a definire e attuare strategie e interventi volti a promuoverne il benessere. La scuola, quindi, non è intesa esclusivamente come spazio di apprendimento e istruzione ma come ambito nel quale gli studenti possono crescere e sviluppare la propria personalità anche grazie alla sua apertura al territorio. Il volume si articola in nove contributi. Nel primo, delineo il framework all’interno del quale si sviluppa la riflessione complessiva. L’analisi muove dall’evoluzione dello Stato sociale mostrando che, solo nella storia più recente, bambini e ragazzi sono diventati un target specifico di welfare e l’istruzione la principale leva attraverso cui dovrebbe essere garantita l’uguaglianza e promossa la mobilità sociale. Poi l’accento è posto sui processi di innovazione che hanno interessato i sistemi di welfare locale e sull’idea di benessere cui la protezione sociale dovrebbe tendere. L’attenzione si concentra sulla necessità di proporre una distinzione fra bisogni ed esigenze, sulla scorta di quanto elaborato in ambito medico dallo psichiatra Massimo Fagioli e successivamente esteso al campo dell’economia. Infine, si afferma l’importanza di ripensare la scuola come istituzione fortemente connessa al territorio e come volàno collettivo attraverso il quale gli attori istituzionali e sociali possono promuovere il benessere dei giovani.

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