Secondo l’articolo 3 della Costituzione, democrazia e diritti sociali vanno di pari passo: la democrazia garantisce i diritti sociali; i diritti sociali danno sostanza alla democrazia.
L’Autonomia differenziata e il premierato assoluto di Salvini e Meloni – stretti in un patto scellerato – infliggono colpi mortali alla democrazia e ai diritti sociali.
Non a caso da 6 anni diciamo che l’ad non riguarda solo il Sud, ma tutti/e dovunque risiedano. Attraverso i Lep verranno ulteriormente abbassati i livelli delle prestazioni sociali, già colpiti dai tagli alla spesa pubblica e dalle privatizzazioni. In Lombardia solo chi è ricco può usufruire dei servizi sanitari, perché le privatizzazioni costringono a pagare di tasca propria quello che il servizio pubblico dovrebbe garantire. I Lep sono la tomba dei diritti sociali in ogni regione del Paese; certo le regioni con bassi redditi saranno più colpite e continueremo a vedere i viaggi della speranza, quelli intrapresi da chi deve andare al Nord per curarsi.
Le regioni entreranno in competizione tra di loro per attrarre investimenti allora si abbasseranno i livelli di protezione dell’ambiente, del territorio, dei beni culturali, della sicurezza sul lavoro. Ogni regione avrà la propria scuola, la propria sanità: fine dei diritti universali uguali per tutti/e.
Ma non c’è dubbio che il piatto più avvelenato è quello che viene riservato al Sud.
Mentre il Nord è il laboratorio di un progetto propagandistico di individualismo corporativo sordo a qualsiasi esigenza della collettività, mentre al Nord si persegue un disegno di secessione dei ricchi, gli apprendisti stregoni del governo stanno facendo del Sud il laboratorio di un progetto di istituzionalizzazione delle diseguaglianze, inchiodando cittadine e cittadini alle attuali condizioni di profondo arretramento che riguardano i servizi sociali, le infrastrutture, la vita. Voi, le vostre vite.
Le oligarchie, che avranno in mano le decisioni sull’economia e sui diritti sociali, impediranno per sempre uno sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile del Mezzogiorno, condannato da questo governo a nuove servitù e schiavitù.
Qualche giorno fa Demopolis e Fondazione con il Sud hanno segnalato le diseguaglianze che minano l’unità del Paese. Per il 66% degli italiani che vivono al Nord l’attuazione dell’autonomia differenziata è una misura positiva. Il Sud, per l’81%, è radicalmente contro la sua attuazione. Divari territoriali già enormi si amplificheranno. Da parte del governo Meloni-Salvini nessun ascolto delle voci di chi si oppone al disegno di rottura dell’unità della Repubblica.
Tra qualche giorno il ddl Calderoli sarà infatti approvato, congiungendo il proprio destino – ancora una volta – al percorso sul premierato nel suggello di quel patto infame tra due contraenti che nulla e nessuno ha fermato: il governo non ha dato ascolto alla Banca d’Italia, non all’Ue (che ha parlato di rischio per i conti pubblici), non all’Ufficio parlamentare di Bilancio, che ha dimostrato che dall’ad deriverà un ulteriore aumento delle diseguaglianze. E a nulla sono valse le forti critiche della Conferenza episcopale italiana, che quotidianamente, con il cardinale Zuppi, con monsignor Savino, sottolinea il pericolo imminente e che ha annunciato la pubblicazione di un documento contrario all’ad. Nella nota di qualche giorno fa sottolinea «la lesione del principio di unità della Repubblica. Tale rischio non può essere sottovalutato, in particolare alla luce delle diseguaglianze già esistenti, specie nel campo della salute».
Un consenso elettorale minimo dà la possibilità ad un governo autoreferenziale di mirare alla realizzazione di riforme che stravolgono completamente i principi fondativi della nostra Costituzione (uguaglianza, solidarietà, partecipazione democratica, autonomia e regionalismo cooperativo). Fermiamoli! Con l’Ad e il premierato assoluto si espropria il Parlamento delle sue competenze legislative, si cancella ogni possibilità di partecipazione democratica, si distruggono i diritti sociali e politici presidio della dignità della persona, depotenziando definitivamente il conflitto (pensiamo all’affiancamento di contratti regionali al contratto collettivo nazionale) e, con esso, le conquiste di lotte decennali.
I Comitati per il Ritiro di ogni autonomia differenziata e il Tavolo NOAD – che sono stati promotori e sostenitori della raccolta di firme in Emilia Romagna per chiedere al presidente di regione Bonaccini di non procedere con le intese in quella regione, dando vita a una legge di iniziativa popolare che attende di essere discussa – proseguiranno la loro attività di contrasto con tutti i mezzi che la democrazia consente e saranno sempre con tutti e tutte coloro che vorranno continuare a combattere questo progetto eversivo. Basta ambiguità, balbettii, meline.
Da questa piazza deve giungere forte e chiaro un appello all’esercizio della responsabilità di tutti e di ciascuno. Chiediamo che continui forte la battaglia di opposizione alla Camera e, se mai il ddl Calderoli dovesse essere approvato, si tentino tutte le strade per impedirne l’attuazione – dall’impugnazione della legge davanti alla Corte cost. da parte delle singole Regioni al referendum abrogativo. E non rassegniamoci alla distruzione dei diritti sociali, ma con la mobilitazione e le lotte difendiamoli e ricostruiamoli.
La nostra Via Maestra è la concretizzazione dei principi contenuti nei primi 12 articoli della Costituzione.
L’autrice: Marina Boscaino è portavoce nazionale dei Comitati per il ritiro di ogni Autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti e del Tavolo NoAd. Questo è il suo intervento per la Via Maestra a Napoli, 25 maggio 2024. Alla manifestazione hanno partecipato 50mila persone, con interventi dei costituzionalisti Massimo Villone e Gaetano Azzariti e del segretario Cgil Maurizio Landini
In apertura: una immagine della manifestazione di Napoli, 25 maggio 2024