Invece di affrontare le guerre che infuriano il G7, grazie a Meloni, fa la guerra al diritto di autodeterminazione delle donne

Il 7 grandi del mondo, si fanno chiamare così, si sono ritrovati in Puglia. In rete circola l’inquietante video di un enorme elicottero che atterra nei pressi di un incrocio a Sevelletri, marina di Fasano. Si appoggia su uno degli eliporti dichiarati “pronti” nella smania di grandezza. È un piazzale di terra polverosa sollevata dalle pale c he si appiccica sui muri delle abitazioni lì di fianco sotto lo sguardo incredulo dei passanti.

Giorgia Meloni è arrivata con una 500 d’epoca decappottabile. Ha preparato uno sketch comico per ogni accoglienza di leader straniero. I giornali hanno dedicato un pezzo a ognuna. La scena della presidente del Consiglio che si fa un selfie con i fotografi e i cameraman in attesa del presidente Usa Joe Biden («vi taggo tutti?») è stata ritenuta primaria e quindi campeggia nelle pagine internet e cartacee. 

Viene facile pensare che i 7 grandi affrontino grandi temi, a giustificazione della magnificenza apparecchiata. Qualche ora s’è persa per sgridare Giorgia Meloni, quando le telecamere erano lontane, che ha voluto condire il summit dei grandi mentre infuria la terza guerra mondiale a pezzi con una spolverata antiabortista degna al massimo di una colazione con Orbàn. Meloni si è potuta esercitare quindi nella sua migliore virtù di governante, opporsi a qualcuno, in questo caso Macron, tanto per ridimensionare da subito il livello del dibattito. 

Nelle stesse ore l’Unicef scriveva che nelle prossime settimane altri tremila bambini moriranno di fame nel sud di Gaza. Per quello non si è trovato spazio in pagina. 

Buon venerdì. 

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.