Sciopero, una raccolta fondi per Sony la moglie del lavoratore lasciato morire dopo un'incidente . E una grande manifestazione a Latina ( che sarà ripetuta il 6 luglio) perché, dice il segretario generale Flai Cgil:«Di Satnam parli tutta l'Italia. Non bisogna dimenticare la settimana prossima che in Italia succedono fatti così inaccettabili, bisogna risolvere il problema alla radice»

«È stata una leggerezza», ha detto il padre del datore di lavoro di Satnam Singh, il giovane lavoratore indiano morto dopo essere stato abbandonato sulla porta di casa con un arto tranciato dopo un incidente con un macchinario nei campi dell’Agro pontino. Se fosse stato soccorso in tempo, Satnam forse si sarebbe potuto salvare.

Crudele sfruttamento, omissione di soccorso e poi parole inaccettabili che lasciano intravedere il gelo di una totale assenza di interesse verso Satnam come essere umano. Quel giovane venuto dall’India per lavorare nell’Agro pontino e ridotto a un fantasma da quello stesso datore di lavoro che non gli ha rinnovato il contratto e lo costringeva a lavorare a nero, senza documenti. Il profitto personale per quel padrone conta molto, nulla vale ai suoi occhi la vita di chi è sfruttato.

Siamo davanti a un sistema di produzione schiavistico, disumano come ha detto il presidente della Repubblica Mattarella, indegno di un Paese democratico e civile. Per questo il 22 giugno il sindacato Flai Cgil ha invitato tutta la popolazione civile a partecipare alla manifestazione a Latina (Ci sarà un’altra manifestazione il 6 luglio, sempre a Latina, indetta dalla Cgil).

Rompere il muro di silenzio, spezzare l’omertà, non dimenticare Satnam, far camminare la battaglia per i diritti dei tanti lavoratori come lui sulle nostre gambe. È un gesto importante. Il silenzio è complice dei caporali e dei datori di lavoro che li ingaggiano. Già c’è chi ha cercato di metterci una coltre bevendo e mangiando alla festa patronale come se nulla fosse. Un oltraggio nell’oltraggio. Dunque è tanto più importante esserci a Latina e farsi sentire.

Dopo l’incontro con i ministri Lollobrigida e Calderone, che il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mininni non esita a definire «deludente» e «vuoto di contenuti», ora è il momento per rilanciare la battaglia contro lo sfruttamento, per l’abolizione della legge Bossi Fini e per la piena applicazione della legge 199 contro il caporalato, non solo nella parte repressiva ma, sottolinea il segretario generale Flai Cgil, anche e soprattutto nella sua parte più innovativa che riguarda la prevenzione. Ed è importante da questo punto di vista fare massa critica, prendere posizione e iniziativa politica anche come cittadini.

«L’iniziativa è cresciuta immediatamente- commenta Mininni – c’è un’altra Italia, molto diversa da chi ha dato l’ennesima dimostrazione di insensibilità verso l’inaccettabile e crudele morte di Satnam e di tanti come lui». Molte sono state le adesioni da parte di delegazioni da varie parti d’Italia. «Soprattutto c’è stata una forte risposta nelle comunità sikh anche di altre Regioni d’Italia – sottolinea il segretario – con pullman da Cremona, da Mantova e dal casertano».

Alla manifestazione  ha partecipa la segretaria Pd Elly Schlein con deputati e deputati come Laura Boldrini e Susanna Camusso, Fratoianni di sinistra italiana e molti altri ma è stata anche e soprattutto una manifestazione di popolo. «È una manifestazione cresciuta dal basso. Ci hanno inviato messaggi tante persone anche non iscritte al sindacato chiedendoci come aderire. Nello stesso giorno – aggiunge Mininni – abbiamo proclamato una giornata di sciopero in tutte le imprese agricole di Latina perché riteniamo che questo sia un problema che riguarda in modo specifico i lavoratori agricoli. I migranti sono la parte più vulnerabile della classe dei lavoratori agricoli che, ma ci teniamo anche a dire, non sono braccianti». Il bracciante, spiega il sindacalista, «non ha una specifica professionalità, ha la forza delle braccia. Molto spesso invece queste persone che lavorano in agricoltura svolgono un lavoro molto professionale, hanno sviluppato la capacità di lavorare sulle macchine, oppure svolgono lavori in fasi del processo agricolo che sono da operaio professionalizzato. Capisco la necessità giornalistica e politica di semplificare il linguaggio, ma lo rimarco proprio per non mortificare ulteriormente questi esseri umani, queste persone che lavorano».

Con la manifestazione del 22 giugno la Flai Cgil ha lanciato anche ufficialmente la raccolta fondi per la moglie di Satnam, Sony, che è ancora sotto choc. «Ha poco più di vent’anni ed è stata ferita profondamente dalla perdita del marito e dal modo crudele in cui è avvenuta.  Era con lui in azienda dove anche lei lavorava. Ogni mattina un caporale li prendeva per portarli al lavoro», racconta ancora Mininni. E aggiunge: «In Italia è completamente sola. L’abbiamo presa in carico come Flai Cgil, la proteggeremo anche in una nostra casa, però questa ragazza è fortemente spaventata, disorientata, ancora non parla bene l’italiano. Per fortuna la nostra segretaria di Latina, Laura Hardeep Kaur, è sikh di seconda generazione parla la sua lingua e nei primi giorni l’ha ospitata. Questa raccolta di fondi è esclusivamente per Sony se vorrà tornare in India o rimanere in Italia, le servirà per pagare un affitto, per provvedere a se stessa, abbiamo chiesto che le venga dato un permesso di soggiorno per farla uscire da questa condizione di fantasma per lo Stato italiano. Devo dire che già tante nostre strutture stanno contribuendo, c’è stata una grande solidarietà diffusa». Ma non basta la solidarietà. «In concomitanza abbiamo proclamato uno sciopero come Flai Cgil, perché siamo un sindacato e la prima risposta da dare è quella attraverso il nostro strumento principe. Oltre a ciò- conclude Mininni – vogliamo fare manifestazioni perché di Satnam Singh parli tutta l’Italia. Non bisogna dimenticare la settimana prossima che in Italia succedono fatti così inaccettabili, bisogna cercare di risolvere il problema alla radice».