È partita la raccolta delle firme per il referendum abrogativo della legge 86/24 (legge Calderoli) sull’autonomia regionale differenziata. I primi giorni sono stati entusiasmanti, con medie altissime di firme raccolte ai banchetti. È già apparsa molto positiva la collaborazione, che è andata anche oltre il mero raccordo politico, creata tra forze politiche di opposizione, parlamentari e non, insieme ad un vasto cartello di forze sociali, sindacali, costituzionali, giuridiche e, soprattutto, a decine e decine di forze del vasto mosaico che compone la partecipazione, l’autogestione, e la cooperazione, ovvero la rete e i valori della nostra Costituzione. Left ha sempre accompagnato e accompagnerà questo percorso che vede, finalmente, la politica vera irrompere nella vita quotidiana.
Stiamo costruendo spazi unitari dotati di una identità costituzionale e, insieme, che risponde alla richiesta di diritti delle classi sociali e del Mezzogiorno. Credo che l’opera di comunicazione debba essere incentrata su due assi fondamentali, che si intrecciano, proprio perché l’autonomia differenziata non è un espediente amministrativo, ma riguarda le vite e le condizioni materiali di quello che si potrebbe chiamare “proletariato allargato”.
il primo è evidenziare l’eversione costituzionale, il radicale revisionismo postfascista che ha l’intento di abbattere la Costituzione nata dalla Resistenza per costruire un altro modello di Stato e di società della disciplina e del controllo. Il secondo è far comprendere il collegamento dell’autonomia differenziata all’attacco frontale allo Stato sociale, alla pervasiva privatizzazione dei servizi, alla dilatazione delle disuguaglianze (al Sud, ovviamente, ma anche al Nord).
Ai banchetti, dovremo illustrare alle persone cosa accadrà nella sanità, distruggendo il servizio sanitario pubblico, nella scuola pubblica repubblicana, che è fondamento del sapere critico nazionale; cosa accadrà nel mercato del lavoro, con un attacco definitivo al contratto nazionale, con la legalizzazione del precariato, delle gabbie salariali. E poi ancora: cosa accadrà all’ambiente, con il capitale che diventa sempre più predatore di suolo, costruendo gigantesche infrastrutture, spesso inutili e dannose. Penso al Tav, al ponte sullo Stretto, agli hub energetici carboniferi e metaniferi che saranno il destino di piattaforma di transito del Mezzogiorno.
Il tema della nostra campagna è diretto: “Opporsi alla secessione dei ricchi, alla controriforma meloniana e ricostruire i diritti costituzionali distrutti”. Le migliaia di firme ogni giorno ai banchetti sono importanti anche politicamente, perché fanno percepire anche a Fratelli d’Italia, a Forza Italia il rischio di perdere consensi. Un’Italia a pezzi, frantumata in venti staterelli, feudi autarchici, non dovrebbe piacere nemmeno alle forze nazionaliste. Tra l’altro l’entusiasmo ai banchetti serve anche a rallentare i passi successivi delle intese tra singole regioni e governo, senza le quali la legge Calderoli non produrrà nessun effetto.
Credo che dovremo accogliere la raccomandazione dell’economista Gianfranco Viesti, uno dei massimi esperti che ha individuato, molti anni fa, il progetto leghista come “secessione dei ricchi“. Viesti ci ammonisce: «Appare opportuno che la raccolta delle firme si distingua chiaramente dalle posizioni regionali, che presentano anche quesiti referendari di abrogazione parziale. Dovremo procedere su un solo quesito, di abrogazione totale della legge Calderoli. Soprattutto confrontandosi con i cittadini su una posizione politica chiara, nettamente contraria alla secessione dei ricchi».
Nella foto: banchetti Anpi di San Lorenzo, Roma, 22 luglio 2024
Info raccolta firme in Italia qui
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