La nostra legge sulla cittadinanza è del 1992, un'era geologica fa. Siamo ancorati allo ius sanguinis, mentre il resto d'Europa si è evoluto. La narrazione della destra è propaganda e fa comodo per opporsi a qualsiasi riforma

Meloni e Salvini ci raccontano una bella favola: l’Italia sarebbe il Paese più generoso d’Europa nel concedere la cittadinanza. Una narrazione che fa comodo alla destra per opporsi a qualsiasi riforma. Peccato che sia una bugia bella e buona.

Certo, i numeri assoluti sembrano dar loro ragione: nel 2022 abbiamo concesso 214mila cittadinanze, più di tutti in Europa. Ma fermarsi qui sarebbe come dire che siamo il Paese più ricco perché abbiamo più soldi in circolazione, ignorando quanti siamo.

Se rapportiamo le cittadinanze concesse alla popolazione, l’Italia precipita al quinto posto. E questo è solo l’inizio dello smascheramento.

La vera generosità di un Paese si misura dalle sue leggi, non dai numeri. E qui casca l’asino della propaganda meloniana. La nostra legge sulla cittadinanza è del 1992, un’era geologica fa. Siamo ancorati allo ius sanguinis, mentre il resto d’Europa si è evoluto.

In Francia un bambino nato da genitori stranieri può ottenere la cittadinanza a 13 anni. In Germania bastano 5 anni di residenza dei genitori. In Spagna addirittura un solo anno. Da noi? 18 anni di attesa, sempre che tu sia nato qui e non abbia mai messo piede fuori.

Il Migrant integration policy index ci piazza al 14° posto su 27 Paesi Ue per politiche di cittadinanza favorevoli all’integrazione. Tradotto: 13 Paesi europei sono più “generosi” di noi.

A questo punto all’allegra coppia non resta che una via d’uscita: dichiarare apertamente che una nuova legge sulla cittadinanza semplicemente non possono permettersela. Rimestare la xenofobia per prendere voti del resto comporta dei costi politici. 

Buon martedì. 

Nella foto: immagine dalla pagina fb di Italiani senza cittadinanza