Qui non si tratta di alleanze: si tratta di avere coscienza del perché Schlein sia diventata segretaria, preferita a Bonaccini, con i voti di chi non avrebbe mai votato quel Pd 

Inutile girarci intorno. Chi ha votato Elly Schlein per la segreteria del Partito democratico l’ha fatto con la speranza che il partito diventasse qualcosa di profondamente diverso da quello che era stato fino a quel momento. 

Nel dicembre del 2022 quando l’attuale segretaria lanciava a Roma la sua candidatura alla guida del partito disse testualmente: «A Renzi, che dice di averci portato in Parlamento, dico di non dimenticare che per quanto mi riguarda a portami in Parlamento furono 50mila preferenze. Renzi ha il merito di aver spinto me e tanti altri fuori dal Pd con una gestione arrogante. Ha ridotto il Pd in macerie e poi se n’è andato».

A gennaio del 2023 Schlein spiegò che «Renzi ha fatto scelte politiche sbagliate che hanno allontanato molti di noi dal Pd e ha fatto le sue scelte e ha lasciato macerie dopo aver fatto errori su lavoro, migrazione, sblocca Italia». A maggio di quest’anno Renzi spiegava che «il Pd di oggi sta con Cgil e Landini» e chiedeva ai riformisti: «ma che ci fate ancora là dentro?». Qualche giorno dopo, in occasione dell’appoggio del Pd al referendum contro il Jobs act, il senatore fiorentino rincarò la dose. «Finalmente si è fatta chiarezza!», disse stentoreo nel suo ennesimo penultimatum. 

Dice Schlein che «il dibattito sulle alleanze non è interessante» ma bisogna «ragionare sui temi». È la stessa frase usata dai dirigenti del vecchio Pd ogni volta che preparavano un compromesso al ribasso. Ma qui non si tratta di alleanze: si tratta di avere coscienza del perché Schlein sia diventata segretaria, preferita a Bonaccini, con i voti di chi non avrebbe mai votato quel Pd. 

Buon lunedì. 

Nella foto: manifestazione a Genova, 18 luglio 2024 (foto pagina Fb Elly Schlein)