Non c’è solo Dante “di destra” secondo il ministro Sangiuliano. L’eroe medievale spagnolo diventa un patriota nazionalista nella narrazione del leader di Vox Abascal, sulla scia del dittatore Franco
II Parlamento regionale di Castiglia-Leon, l’alleanza di Vox con i Popolari ha promulgato una legge per mettere da parte le direttive nazionali sulla memoria storica (2007 e 2022) che marcavano la condanna del regime fascista di Francisco Franco. Ora l’estrema destra iberica vuole cambiare la narrazione del Paese (si noti l’affinità con la retorica della destra italiana), perché non venga più infangata la nazione: secondo loro si deve allora riabilitare il franchismo, con un atteggiamento non così lontano da quello nostrano, che evita programmaticamente la condanna piena di tutto il ventennio e rivendica il legame con il Msi, come presunto dato nobilitante. Dopo le elezioni europee il partito di Abascal è entrato nel gruppo orbaniano dei Patriots for Europe, cui Giorgia Meloni per ora non ha aderito, ma con cui ci sono diversi punti di contatto, come ha mostrato l’esibita ambiguità delle scelte fatte a Bruxelles fra giugno e luglio. Il patriottismo a cui si richiama il gruppo è quello del primato nazionale e della chiusura, che ha segnato gli orrori del ’900 nel mito assurdo della purezza e del rifiuto dell’alterità. Così, le politiche di cultura identitaria di questi partiti diventano cartine di tornasole interessanti. Abascal non ha mai fatto mistero dell’ascendente franchista come mito fondatore che - come in Italia per gli eredi di Almirante e della sua storia - esercita la sua azione anche attraverso il recupero odierno di riferimenti culturali che già il Caudillo aveva fatto suoi. Si tratta in molti casi di figure storiche in sé problematiche oggi, come i conquistadores che sterminarono i popoli amerindi, i crociati e i reali spagnoli del XV sec. che propugnarono la limpieza de sangre. In occasione del primo risultato elettorale rilevante (l’ingresso nel Parlamento andaluso) Abascal descrisse il cammino intrapreso come una Reconquista contro ogni invasore della “pura” Spagna, nello spirito del Campeador già elogiato da Franco. E proprio su Rodrigo Díaz de Vivar, noto come El Cid Campeador, vorrei spendere qualche riflessione. Eroe guerriero nella Spagna medievale, certo, ma non in linea con l’ideologia di Vox e dei Patriots se osservato con attenzione. In Italia abbiamo avuto il Dante di destra proclamato da Sangiuliano. Questa proposta non era una novità, non possiamo attribuire alla sola creatività del ministro il parto di una tale assurdità: si poneva in continuità con l’operazione tentata nel ventennio - senza alcun rispetto per il testo e i suoi valori storici - di un Dante “fascista” (ricordiamo ad esempio il volume di Domenico Venturini Dante Alighieri e Benito Mussolini, del 1927). Anche Abascal si rifà alla politica culturale franchista: il generalissimo, in piena guerra civile, insediò a Burgos, città dell’epopea cidiana, la giunta militare di difesa nazionale, e fece di quella città la capitale del “nuovo regno”; a dittatura in corso, organizzò sempre lì una grande cerimonia per l’erezione di un monumento equestre dedicato all’eroe che aveva assunto come simbolo (improprio e deformato) della lotta fascista spagnola. Ma il dittatore del secolo scorso e il suo attuale erede hanno manipolato questo personaggio, senza tener conto della realtà storica in cui visse.

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