Quella volta che i cittadini di Basilea fecero la colletta per comprare quadri di Picasso. E lui li ricompensò
BASILEA - Il 17 aprile 1967, al terzo tentativo di atterraggio durante un temporale, un aereo si schianta contro una collina vicino all’aeroporto di Nicosia: perdono la vita 124 persone. L’aereo è della Globe Air, compagnia charter di Basilea, azionista principale un tale Peter Staechelin, figlio di Rudolf Staechelin (1881-1946), imprenditore e fondatore di una importante collezione d’arte moderna (Manet, Cézanne, Monet, Van Gogh, Picasso, etc.), della quale da anni, in qualità di prestito permanente della fondazione di famiglia, una ventina di pezzi si trovano esposti al museo d’arte della città di Basilea (il Kunstmuseum, “La collezione pubblica della città”).
Per la Globe Air già in cattive acque, la catastrofe aerea di Cipro è il colpo di grazia e fallisce definitivamente. Il figlio del collezionista, per far fronte ai debitori, si appella alla clausola dello statuto della fondazione, secondo cui i quadri potevano essere alienati in caso di grave necessità di un membro della famiglia. Vende quindi il quadro di Van Gogh, La Berceuse esposto al museo, per 3,2 milioni di franchi ad uno straniero (che dopo un mese lo rivende per 4,5 milioni ad un altro acquirente) e sta per mettere all’asta anche due Picasso: Les deux frères (1907) e Arlequin assis (1923). Peter Meyer, l’allora direttore del museo, avvia una trattativa con Staechelin e questi, alla fine, offre i quadri alla città per 8,4 milioni di franchi. Il consiglio municipale delibera lo stanziamento di 6 milioni in una riunione d’urgenza con solo quattro voti contrari, nonostante il bilancio sia in rosso. Tocca trovare il resto.
Arrivano donazioni pubbliche spontanee da altri comuni e cantoni e anche l’industria farmaceutica e la high society cittadina sborsano del denaro. Ma succede dell’altro: si mobilitano i giovani del pre-Sessantotto della città, gli studenti della scuola d’arte in primis.
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