Con l’arrivo di Obama alla Casa Bianca i bianchi maschi, protestanti, da sempre privilegiati, si sono sentiti spodestati. E quella furia, cavalcata da Donald Trump, è un incendio che ancora brucia
Il racconto pubblico statunitense poggia da decenni su solide basi: la promessa di prosperità, la sicurezza interna, la stabilità, un nazionalismo non etnico e civico che nel corso del tempo ha soddisfatto le necessità di un continente “da popolare”. Un sogno, quello americano, che è sembrato per lungo tempo un sogno “per tutti”. Ma in realtà non è mai stato per “tutti”. La visione dell’american dream e dell’american way of life è stata per lo più funzionale a un’immagine del mondo portata avanti e sostenuta dai soli Wasp (White anglo saxon protestant), vale a dire un gruppo sociale privilegiato, bianco e di derivazione ancestrale britannica (o comunque nord europea), anche se questo racconto pubblico è riuscito a farsi strada e sopravvivere persino in una società decisamente pluriculturale come quella nordamericana e ad adattarsi, con qualche correttivo regionale, all’intero mondo occidentale. Almeno fino a quando il meccanismo di rinnovo e sviluppo del racconto non si è inceppato, cioè quando quel “noi” fatto di bianchi speranzosi si è visto rappresentato, e surclassato, dagli “altri”. È il 2008 e un’America impantanata nella politica di lotta globale al terrorismo cerca risposte alla crisi del suo modello culturale, economico e sociale. Il cambiamento è incarnato da Barack Obama. L’elezione del primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti ha segnato un punto di svolta nel racconto pubblico del Paese: per la prima volta la più alta istituzione pubblica statunitense è stata occupata dal figlio di un immigrato proveniente da una zona periferica del mondo, con una famiglia non agiata alle spalle e che soprattutto è incarnazione del più forte e controverso simbolo dell’alterità interna con cui il Paese e il suo racconto pubblico si erano dovuti confrontare: l’essere nero. Questa apparente vittoria del sistema di valori americano ha esaltato gli animi di chi era affascinato dall’immaginario dell’American dream ma non ne aveva direttamente goduto i frutti. È stato un momento galvanizzante per la periferia di questo racconto: che fosse esterna al Paese (il grande seguito che la figura di Barack Obama ha avuto a livello globale) o interna (un segno molto importante per le minoranze negli Stati Uniti).

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login