La linea adottata dal ministro Valditara in occasione delle occupazioni studentesche è stata quella della criminalizzazione. «Se noi neghiamo la possibilità di protestare neghiamo la realtà», dice Federico Batini, uno degli autori del saggio collettaneo "La scuola è politica"
"Chi devasta paga”, avrebbe dovuto dire il ministro dell’Istruzione e del merito in visita al Correnti-Severi dopo che durante l’occupazione il liceo milanese era stato violato per 70mila euro di danni. Forse così non si sarebbe dato vita a un binomio cruciale della politica sanzionatoria, ideologicamente coercitiva della destra al governo: l’equiparazione tra dissenso e delinquenza. Milano, febbraio 2024, è una vecchia prassi, ormai, della strategia punitiva di Valditara. All’epoca aveva annunciato che «Chi occupa una scuola e la danneggia va bocciato», ove nessuno si assuma la responsabilità del danno prodotto. La scuola come luogo di punizioni e (vi ricordate?) di umiliazione e frustrazione. Il ministro rilancia in ogni sua uscita pubblica la sua idea: la riforma della condotta e i processi sommari, le linee cardine. «Stiamo studiando una norma - aveva promesso - per far sì che chi occupa, se non dimostra di non essere coinvolto nei fatti, risponda civilmente dei danni che sono stati cagionati». Una presunzione di colpevolezza: tutti colpevoli, quindi, a meno che non si riesca a dimostrare il contrario. Se c’è un settore della vita collettiva dove il codice penale dovrebbe stare lontano questa è la scuola; la frequentano milioni di ragazzi e ragazze che vanno educati ed istruiti usando la razionalità, il sapere, la capacità comunicativa di conoscenze e valori, il rapporto umano, mai il codice penale. Erano tanti i casi di occupazioni nelle scuole milanesi nello scorso anno scolastico. Ricordiamo anche il caso del liceo classico Beccaria dove circa 200 studenti avevano tentato l’occupazione, ma erano stati bloccati dalla preside. Avevano passato la giornata in cortile e 40 di loro nella notte erano entrati in una palestra forzando l’ingresso, dormendo nell’istituto. All’alba avevano messo catene ai cancelli e barricate nell’atrio. Su richiesta della preside le forze dell’ordine avevano rotto le catene facendo entrare i docenti. Il programma dell’occupazione prevedeva una serie di dibattiti sui temi del giornalismo, della violenza patriarcale, della crisi climatica e della Palestina.

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