La valutazione è al centro del dibattito pedagogico e anche politico. È tempo di un cambiamento nella didattica e non solo
Che differenza c’è tra un “4” o un “Insufficiente” su un compito di italiano e alcune frasi in cui l’insegnante evidenzia i punti critici del testo, le parti da approfondire, le idee belle da valorizzare? È tutta una questione di valutazione. Un momento centrale nella vita scolastica, forse il più significativo e delicato perché è quell’atto che, più di qualsiasi altro, evidenzia l’asimmetria del rapporto tra insegnante e studente dove l’insegnante, con la sua competenza e la sua preparazione, dovrebbe dare una risposta ai ragazzi e alle ragazze circa un loro comportamento relativo al percorso di apprendimento.
Nella valutazione coesistono i due assi portanti della scuola: la dimensione didattica e il rapporto tra insegnante e studente e le decisioni che gli insegnanti assumono in base alle valutazioni andranno ad incidere sul percorso didattico degli studenti. Proprio per questo è un tema da sempre al centro di dibattiti che coinvolgono non solo gli addetti ai lavori, ma spesso anche chi sta al di fuori della scuola e sovente chi si occupa di politica.
Negli ultimi anni si sono moltiplicate, in modo particolare, le riflessioni intorno alla valutazione descrittiva, in parte a seguito dell’ordinanza ministeriale del 2020 che prevede nelle schede di fine quadrimestre della scuola primaria si indichino i livelli di apprendimento raggiunti sostituendo i precedenti giudizi numerici, in parte perché sono sempre di più le esperienze di licei o istituti comprensivi dove i voti in itinere sono sostituiti da valutazioni descrittive.
Per affrontare la questione in modo chiaro è importante ricordare che da molto tempo ormai in docimologia, la scienza che studia la valutazione, si distinguono due forme differenti di valutazione in ambito scolastico: la valutazione formativa e la valutazione sommativa.
La valutazione sommativa è una valutazione in chiave rendicontativa, quella che viene svolta alla fine dei percorsi di apprendimento (a metà anno, dopo il primo quadrimestre, a fine anno scolastico o al termine di un ciclo di studi) e indica il livello di apprendimento raggiunto talvolta in funzione di una certificazione. La valutazione sommativa è quindi una valutazione degli apprendimenti mentre la valutazione formativa è la valutazione per l’apprendimento in quanto precede, accompagna e segue il percorso di apprendimento ed ha lo scopo di dare forma futura ad un comportamento indicandone i punti di forza e di debolezza. È quella che dovrebbe esser svolta nelle prove in itinere (cioè nelle verifiche, interrogazioni o prove durante il quadrimestre) e deve riferirsi al percorso di apprendimento svolto dando indicazioni sul modo migliore per raggiungere gli obiettivi previsti che poi, a fine periodo, saranno oggetto di valutazione sommativa.
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