Berlusconi fu precursore dei respingimenti illegali consegnando con navi italiane 200 naufraghi tra le fauci del colonnello Gheddafi. Fu una delle nove operazioni di restituzione all’inferno che condannarono l’Italia come fiancheggiatrice degli orrori libici

Il corrispondente di Radio radicale Sergio Scandura ha il brutto vizio di avere la memoria lunga. Abituato a tenere gli occhi fissi sul Mediterraneo che in molti vorrebbero sguarnito ieri ha piantato un chiodo nella memoria dell’aberrante percorso che ci ha portato al processo Open arms contro Matteo Salvini, a Cutro e alle nefandezze giuridiche di questo governo. 

Lo spunto è la doppia manovra di Forza Italia che punta a ripassare il fondotinta liberale sul partito e contemporaneamente a santificare (per assolvere) la figura del suo fondatore Silvio Berlusconi. “Berlusconi non avrebbe commesso una brutalità” come quella di Salvini con Open Arms, ha detto in un’intervista a La Stampa Francesca Pascale.

E invece è falso. Nel 2009, ricorda Scandura, Berlusconi fu precursore dei respingimenti illegali consegnando con navi italiane 200 naufraghi tra le fauci del colonnello Gheddafi. Fu una delle nove operazioni di restituzione all’inferno che condannarono l’Italia come fiancheggiatrice degli orrori libici.

Furono senza dubbio i prodromi dei sanguinari accordi con la Libia del ministro Minniti e poi a scendere fino al sabotaggio dei salvataggi in mare. La greve situazione attuali ha molti padri e converrebbe ricordarseli tutti. C’è quel Luigi Di Maio che oggi annuncia il suo possibile ritorno in politica, colui che nel 2017 parlò di “taxi del mare”. Ci sono ministri e governi di ogni colore. Piantedosi è solo il risultato di una lunga e dolorosa involuzione politica a cui hanno partecipato diversi attori, incluso “l’amante delle libertà” Silvio Berlusconi. 

Buon martedì.