L’operazione è costata almeno quattro volte di più del solito. Quella nave fanfarona che trasborda sedici persone in mezzo al Mediterraneo è lo spot pubblicitario del fascismo

Questa mattina tutti i giornali scrivono di gran cassa dei sedici (16!) migranti deportati in Albania su mezzi italiani dopo essere stati accalappiati in mezzo al mare. Un’operazione che costa un miliardo di euro scippati dalle tasche dei contribuenti mentre il ministro all’Economia Giorgetti rischia l’afonia per il continuo avvisarci che le casse sono vuote e che la situazione è difficilmente raddrizzabile.

Mentre la nave militare Libra scaraventava gli egiziani e bangladesi nei container di Shengjin – un lager di cartapesta come certe facciate finte dei set cinematografici – al porto di Lampedusa sono sbarcate oltre 300 persone. 

In un Paese normale perfino gli xenofobi questa mattina dovrebbero avere il polso dell’enorme presa in giro che stanno subendo dalla loro amata leader. Ora la Giustizia italiana dovrà correre per rispettare il termine di 28 giorni previsto dalle procedure accelerate per sedici persone cannibalizzate dalla propaganda di Stato. 

A dire il vero c’è anche una sentenza della Corte di giustizia europea che potrebbe annullare il meccanismo da un momento all’altro sulla base di una recente sentenza. Comunque di quei sedici chi non riuscirà a ottenere la protezione e farsi mandare in Italia verrà trasferito nel Car Gjader in attesa di un rimpatrio che l’Italia non riesce quasi mai ad ottenere. Nel Bangladesh rientrano solo il 5% di quelli che l’Italia si promette di rimpatriare.

L’operazione è costata almeno quattro volte di più del solito. Quella nave fanfarona che trasborda sedici persone in mezzo al Mediterraneo è lo spot pubblicitario del fascismo. 

Buon martedì. 

Aggiornamento del 18 ottobre 2024 – Il Tribunale di Roma non convalida il trasferimento di 12 migranti portati in Albania e ordina di riportarli in Italia. In precedenza erano stati trasferiti in Italia due essendo minori e altri due in condizioni di vulnerabilità.