Prevedibili come l’alba ieri in casa Pd sono arrivate le accuse alla segretaria Elly Schlein dopo la sconfitta del candidato del centrosinistra Andrea Orlando alle elezioni regionali liguri. All’osservatore disattento potrebbero risuonare poco comprensibili. Il Partito democratico ha collezionato dieci punti percentuali in più rispetto alle elezioni precedenti, senza contare la considerevole mole di voti della lista civica del suo candidato presidente.
La componente interna dei cosiddetti “riformisti”, che dopo Renzi si è aggrappata a Bonaccini e ora sembra fedele solo alla sua natura, ieri ha strepitato – con la solita, falsa eleganza – contro Schlein, accusandola di aver scelto un’alleanza con il Movimento 5 Stelle, ignorando Renzi. In realtà, le divergenze erano tra Conte e il senatore fiorentino, come al solito.
«Ai veti è seguito un errore politico, pensare che si dovesse scegliere tra il 6% di Conte e il 2% di Renzi rilevati nei sondaggi», dice Alessandro Alfieri, ultimo portavoce della fronda dem, rompendo la pax interna inaugurata solo pochi mesi fa.
Se Alfieri stamattina scorrerà le pagine del Corriere oltre l’articolo che lo riguarda, scoprirà che oltre metà degli elettori di Italia Viva ha votato a destra, per quel Bucci di cui Renzi era compiaciuto alleato al Comune di Genova.
In sostanza, la critica alla segretaria consiste nel non aver inseguito i voti di chi ha un’attrazione fatale per la destra. Non male, no?
Buon mercoledì.