Non solo il panpenalismo del pacchettto sicurezza. Condannare fino a due anni di carcere persone che a causa di una patologia si sono recati all’estero per la Gpa significa solo voler imporre, in nome di Dio patria e famiglia, una norma da Stato etico

Secondo il governo Meloni in Italia è emergenza sicurezza. Ma di quale sicurezza parlano? La loro? Come documentiamo su Left, dati alla mano, il nostro è un Paese sicuro. Da anni, calano i reati “predatori”, calano gli omicidi. Ma c’è un dato agghiacciante: non calano affatto i femminicidi e la violenza contro le donne. E non sono gli stranieri a stuprare e uccidere come certa narrazione “politica” vorrebbe far credere. Tutte le indagini ci dicono che a colpire e a uccidere le donne sono soprattutto mariti, fidanzati ed ex. Rileggendo i dati diffusi dal Viminale lo scorso agosto il dato più evidente è quello delle vittime di sesso femminile. Dall’1 gennaio 2023 al 31 luglio 2024 sono state 175. Sappiamo che il 31,5% delle donne in Italia ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Al primo settembre i femminicidi erano 65 su un totale di 192 omicidi. E mentre scriviamo sono sono 90 le donne uccise.
Checché ne dica Salvini l’Istat e le ricerche di Antigone documentano che nove volte su dieci la violenza è commessa da italiani. Ma il ministro Salvini, quando il Tribunale di Roma non ha convalidato la deportazione di 12 migranti in Albania ha commentato: «Se stuprano pagano i giudici». A fronte di questa inaccettabile piaga strutturale della violenza sulle donne per il governo Meloni, che ha tagliato i fondi ai centri antiviolenza, la priorità è approvare il ddl 1660/24, a firma di Piantedosi, Nordio e Crosetto, il cosiddetto nuovo pacchetto sicurezza. Il punto è che non si occupa di sicurezza, quanto di definire una ventina di nuovi reati, criminalizzando perfino le forme non violente di lotta e di espressione del dissenso. Non a caso è stato definito decreto anti Gandhi. Basti dire che con questo provvedimento, passato alla Camera e, mentre scriviamo, in discussione al Senato, diventa reato anche la resistenza passiva in carcere. Così i detenuti non potranno neanche ricorrere a tecniche di lotta nonviolenta per segnalare e denunciare le condizioni troppo spesso inumane e degradanti in cui si trovano a vivere nonostante quel che dice l’articolo 27 della Carta. Lo stesso vale per chi è rinchiuso in un Cpr o in un hotspot, peraltro non avendo commesso alcun reato. Inoltre se il ddl dovesse diventare legge, chi protesta pacificamente con lo strumento del blocco stradale, come hanno fatto gli ex operai Whirlpool e i giovani di Ultima generazione o Extinction Rebellion, sarà imputabile per un illecito penale, non più amministrativo.
Di questo panpenalismo meloniano, volto soltanto al controllo sociale e a zittire e reprimere il dissenso colpendo fasce sociali ben precise, scrivono su Left eminenti giuristi, avvocati, parlamentari, esponenti di Osservatorio repressione, Asgi e altri movimenti e associazioni. Fra loro anche Ilaria Cucchi. La senatrice di AVS denuncia la torsione autoritaria che – dopo i feroci decreti Caivano e Cutro – questo provvedimento impone ulteriormente, facendo fare un salto di paradigma alla ossessione per la sicurezza (selettiva) che già improntava i decreti Salvini e il “decreto Reggiani” che fu promosso da Veltroni .
Diciamolo chiaramente: il nuovo disegno di legge colpisce princìpi costituzionali fondamentali come il diritto a manifestare pacificamente e il diritto d’asilo. Ma si caratterizza anche per insensati sadismi, tra cui spicca il divieto di vendere schede Sim a immigrati senza permesso di soggiorno e la cancellazione del differimento obbligatorio del carcere per le donne incinte e le madri con figli fino ad anno. Colpisce questo accanimento, tanto più da parte di un governo che fa tanta retorica sulla maternità e sulla necessità che le italiane facciano figli “per la patria”. In questo quadro appare ancora più contraddittoria la persecuzione delle coppie italiane che ricorrono alla gestazione per altri in Paesi dove è legale. Peraltro la gestazione solidale, ora divenuta è già proibita in Italia dalla antiscientifica e clericale legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita.
Dunque che senso ha averla resa «reato universale»? Pur di perseguitare chi desidera avere un figlio e non può averlo, il governo Meloni impone una legge monstrum, senza contare che l’extraterritorialità della giustizia non può essere applicata. Intanto però il ministro Roccella vorrebbe che i medici abdicassero alla loro deontologia e al dovere di curare diventando delatori!
Condannare fino a due anni di carcere persone che a causa di una patologia si sono recati all’estero per la Gpa significa solo voler imporre, in nome di Dio patria e famiglia, una norma da Stato etico. «È un uso propagandistico della legge ai fini della Ragion di Stato» dice Marco Cappato dell’Associazione Coscioni che con l’avvocata Filomena Gallo giustamente promette battaglia sul piano legale. Ma occorre fare anche una battaglia culturale, ribadendo, su basi scientifiche, che la vita umana comincia alla nascita e solo da quel momento si diventa genitori, che sia un figlio biologico o meno, non cambia nulla. Cambia molto invece il fatto che il neonato sia amato, desiderato, che i genitori sappiano rispondere non solo ai suoi bisogni ma alle sue esigenze psichiche profonde, alla sua richiesta di affetto e di rapporto. Certo, è importantissimo che le donne che si prestano per la Gpa siano libere nella scelta e non sfruttate – per questo servono buone leggi come ce ne sono in Canada e altrove – ma perché impedire a una sorella, a un’amica ma anche a una sconosciuta di compiere un gesto così bello?
«La Gpa è una donazione di organo temporanea che ha il vantaggio di essere reversibile», ha detto il virologo e senatore Pd Andrea Crisanti in Aula. «Ma in Italia un’azione terapeutica diventa reato universale, mentre non lo è il traffico di organi, quello sì un abominio che colpisce i più deboli. E il governo rimane in silenzio». Per fortuna presto la scienza potrebbe dare ulteriori risposte. Da molti anni vari gruppi di ricerca stanno lavorando allo sviluppo di dispositivi che si prefigurano come utero artificiale. E non è lontana la sperimentazione sull’essere umano, come ha scritto in un documentato articolo Roberto Manzocco il 20 ottobre su Il Sole 24 ore, evidenziando come questa tecnica potrebbe salvare bambini a rischio perché molto prematuri. Ed è un primo step verso applicazioni più estese. «Il termine tecnico per indicare questa tecnologia è ectogenesi ed indica la gestazione dell’essere umano in un ambiente completamente artificiale». Ma non lo diciamo a Meloni, altrimenti vorrà dare la caccia a questi scienziati in tutto il globo terracqueo.

Nella foto: Papa Bergoglio e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Vertice G7, Bagna Egnazia, Brindisi, 14 giugno 2024