Le lancette hanno da poco fatto scattare un nuovo giorno su Pollica, un Comune di poco più di duemila anime della provincia di Salerno, poco meno di 150 km da Napoli.
È l’1:47 del 6 settembre 2010: Angelo Vassallo, 57 anni, sindaco di quella comunità, viene trovato senza vita all’interno della sua auto. Il corpo è crivellato di colpi. Ben nove. Esplosi, ricostruiranno gli inquirenti, tra le 21:10 e le 21:12 della sera del 5 settembre. Da soli 40 cm di distanza.
Dopo ben quattordici anni, le indagini paiono finalmente essere arrivate a un punto di svolta: per quell’omicidio la Procura di Salerno ha arrestato quattro persone. Non comuni. Tra loro, infatti, figurano un ex brigadiere e, soprattutto, un colonello dei Carabinieri. L’accusa recita: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalle finalità mafiose.
Secondo i magistrati, Angelo Vassallo avrebbe scoperto un ingente traffico di droga – non semplice spaccio – e individuato i responsabili, che era pronto a denunciare. Tanto da aver già fissato un appuntamento col Procuratore di Vallo della Lucania, Alfredo Greco. Quell’incontro si sarebbe dovuto tenere proprio nella mattina del 6 settembre 2010, un’alba che Vassallo non arrivò però a vedere.
Una delle prime piste investigative, in effetti, era stata quella che riconduceva alla «scoperta da parte del Sindaco di un traffico di stupefacenti effettuato utilizzando imbarcazioni che attraccavano al porto di Acciaroli, nel quale sarebbero stati coinvolti non solo soggetti notoriamente legati agli ambienti dello spaccio, ma anche soggetti evidentemente ‘insospettabili’ e di elevata caratura criminale, come evincibile dalla reticenza mostrata dal sindaco nell’esporre la sua scoperta e nello svelare l’identità dei responsabili, e dalla manifestazione di un timore (purtroppo più che fondato) per la sua vita».
Il sindaco, in effetti, dalla fine di agosto, insieme ad alcuni agenti fidati della Polizia Municipale, aveva personalmente effettuato controlli serali e notturni nella zona del porto. Acciaroli, la frazione sul mare del Comune di Pollica, durante l’anno di abitanti ne conta addirittura solo seicento. Eppure d’estate le sue spiagge e i suoi locali si riempiono, fino a contare anche ventimila turisti. E proprio con i titolari di alcuni di questi locali il sindaco Vassallo sarebbe arrivato a scontrarsi, rimproverando loro di tollerare l’evidente spaccio di droga.
La pista del traffico di droga era stata però abbandonata nel corso degli anni successivi. Perché?
È qui che i giudici credono c’entri il colonello dei Carabinieri Fabio Cagnazzo: sarebbe autore di una «minuziosa, articolata e dettagliata attività di depistaggio […] protesa verso l’individuazione della figura del perfetto colpevole in Damiani Bruno Humberto, noto come il ‘Brasiliano’, spacciatore presente e operativo ad Acciaroli nell’estate 2010».
Il “perfetto colpevole”, un uomo di origini brasiliane, noto spacciatore.
Cagnazzo, fin dalla scoperta del cadavere del sindaco Vassallo avrebbe indirizzato le indagini in quella direzione. Suggerisce la perquisizione dell’abitazione del “Brasiliano” e la prova dello “stub” (un test che serve a verificare la presenza dei residui di uno sparo da arma da fuoco) a suo carico. Effettuati entrambi, senza esito.
Successivamente, insieme al suo sottoposto Gino Molaro, acquisisce le telecamere di sorveglianza di un esercizio commerciale per farle esaminare dai suoi uomini: dirà poi che nelle immagini il “Brasiliano” appare gironzolare intorno al Sindaco Vassallo. Peccato che il video sia manipolato ad arte, così da tagliare i frame che ritraggono Damiani nella zona del porto proprio nei minuti in cui avviene l’omicidio.
In contatto con la famiglia di Angelo Vassallo, il colonnello riferisce loro – falsamente – di aver ricevuto informazioni da testimoni che avrebbero visto il “Brasiliano” gettare una pistola in acqua, nei pressi della banchina.
Ancora: la mattina successiva all’omicidio, Cagnazzo, pur non avendo alcun incarico, si reca con due civili presso un’abitazione poco distante dal luogo dell’omicidio. Al carabiniere in vacanza che la abita in quel momento chiede se abbia sentito gli spari, se abbia visto qualcosa. Alle risposte negative, va via. Gli inquirenti credono che questa febbrile attività sia dovuta all’ansia di assicurarsi che tutto sia andato liscio, che nessuno abbia visto e sentito niente.
Non si limita ai depistaggi. Avrebbe riempito infatti di schiaffi e pugni Luca Cillo, un agente immobiliare che, parlando con i familiari del sindaco, aveva loro riportato di essere a conoscenza del coinvolgimento di Cagnazzo in un fiorente traffico di stupefacenti scoperto da Vassallo.
Le indagini cominciano a vagare nel vuoto. Per anni. La pista principale, suggerita con cura da Cagnazzo, porta in un vicolo cieco: la posizione del “Brasiliano” viene archiviata per ben due volte, perché non c’è nulla che lo associ all’omicidio.
Nel 2016 va in onda su Rai1 il film Il sindaco pescatore che ripercorre la vita di Angelo Vassallo, tenendone viva la memoria anche per il grande pubblico.
Ma è nel 2019 che il potere mediatico svolge una funzione chiave di “stimolo” dell’attività investigativa. La trasmissione Tv Le Iene manda in onda un’inchiesta che contiene interviste a molti dei protagonisti di questa oscura vicenda. Che riportano elementi che gli inquirenti ritengono utili al punto da riportarne ampi stralci all’interno dei documenti ufficiali.
Le Iene partono da una novità investigativa che per la prima volta dà credito alle voci che pure giravano dal 6 settembre 2010: nel 2018 viene infatti iscritto nel registro degli indagati un carabiniere. Si tratta del brigadiere Lazzaro Cioffi, legato a Cagnazzo anche per aver lavorato insieme nella caserma di Castello di Cisterna (Napoli).
Cioffi è peraltro il genero di Domenico D’Albenzio, camorrista, condannato in via definitiva per omicidio. E conduce attività economiche difficilmente conciliabili col suo ruolo. A partire dalla gestione di distributori di carburanti.
Cioffi è uno dei quattro arrestati. In realtà era già agli arresti quando la Procura di Salerno ne ha ordinato l’arresto per l’omicidio Vassallo, perché condannato a 15 anni di carcere per un’altra vicenda di spaccio di stupefacenti.
Insieme ai due carabinieri, vengono tratti in arresto anche un imprenditore, Giuseppe Cipriano, e Romolo Ridosso, camorrista.
Oltre a loro, tra gli indagati dal 2022 c’erano imprenditori locali, accusati di aver messo a disposizione la struttura in cui la droga sarebbe stata stoccata in attesa di essere distribuita non solo a Pollica.
L’omicidio del sindaco Vassallo apre riflessioni che travalicano i confini del “true crime”.
La crescita del turismo a Pollica, vista la meraviglia di Acciaroli, comporta lotte per l’assegnazione delle spiagge pubbliche, per l’apertura di locali che devono fare soldi con la movida estiva. Ma, anche, con altro tipo di merce, illegale. La droga, per l’appunto, strumento di penetrazione per alcuni clan della camorra e di arricchimento per “abituale frequentatori” della località.
La caratteristica di fondo e quella più pericolosa non sta tanto nella presenza di Carabinieri “infedeli”, nelle mele marce che disonorano l’Arma (principale chiave di lettura – oggi! – offerta dal potere politico e mediatico), quanto in quella che i magistrati definiscono «la circolarità dei rapporti leciti ed illeciti e il collegamento territoriale con la cittadina cilentana».
Lecito e illecito, legale e illegale, non sono in un rapporto di netta contrapposizione, bensì di continuità circolare. L’uno sfocia nell’altro per poi mutarsi nuovamente nel primo. Carabinieri, camorristi e imprenditori passano dall’uno all’altro senza soluzione di continuità. Potere dello Stato, potere criminale per eccellenza (ma anche economico) e potere economico costituiscono una trama che si va a innestare su un territorio per approfittare dei mutamenti che stanno intervenendo tanto in termini di accumulazione economica quanto di potere territoriale.
Come ha scritto il saggista Paolo Persichetti «i cattivi, a volte, non stanno nel posto che ti aspetti».
Questo articolo di Giuliano Granato (portavoce di Pap) è pubblicato in collaborazione con Canal Red, fondato e diretto da Pablo Iglesias
Nella foto: Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” (da Fondazione A.Vassallo fb)