Il libro Infinito Antonioni curato da De Santis e Amalfitano riporta in primo piano la creazione di immagini femminili da parte del regista: le sue protagoniste sono tutte donne anticonvenzionali, anticipatrici della complessità femminile, irriducibili alla norma patriarcale

Il volume biografico Infinito Antonioni, una ricerca rivoluzionaria sulle immagini (L’asino d’oro edizioni e presentato a Più libri più liberi a Roma), può essere letto anche come un giallo in cui le autrici (le due curatrici Elisabetta Amalfitano e Giusi De Santis con i contributi di Giulia Chianese, Iole Natoli e Francesca Pirani) indagano su un delitto, quello commesso dalla cultura nei confronti di uno dei più grandi autori della storia del cinema. Le cinque autrici di questo saggio (che viene presentato il 7 dicembre alla fiera Più libri più liberi a Roma), anch’esse registe, artiste e scrittrici, cercano di comprendere attraverso l’opera di Antonioni la causa e gli effetti di una sparizione, che è il tema, il fulcro di molte opere del regista di Ferrara: che cosa è sparito, che cosa è andato perduto nella lettura dei suoi film, e che cosa emerge dalla filmografia che la cultura non ha voluto vedere, comprendere, sentire. Nel compiere quest’indagine artistico-biografica, si immergono per identificare genesi e metamorfosi di quelle opere, disegnando una sorprendente mappatura della nostra storia recente. «I romanzi e i racconti di delitti che spiegano il delitto hanno per argomento il delitto: ma i romanzi, i racconti di delitti che non spiegano il delitto hanno per argomento qualche altra cosa. Che cosa?» chiedeva Moravia ad Antonioni in un’intervista nel gennaio del 1967 dopo l’uscita di Blow up. Ora potremmo dire che il delitto che è stato commesso dal cinema italiano, e non solo, nei confronti di Antonioni ha legami culturali e artistici complessi. Se dovessimo attribuire un peso alla cinematografia degli ultimi decenni, lo ascriveremmo alla duplice influenza di Fellini e Pasolini (sulla cui strada si sono avventurati Sorrentino e Garrone). Medea, Mamma Roma, o le giunoniche amanti di Fellini sono contraltari delle custodi del focolare domestico. Per Antonioni, al contrario, non si tratta semplicemente di mettere al centro del quadro un’immagine di donna, come fa Fellini, ma di sentire il pensiero femminile manifestarsi in sé, e questo equivale ad una vera rivoluzione. Ci sono autori che hanno saputo vedere le cose (Kubrick e Kurosawa), altri che hanno espresso un sentimento appassionato ed originale sul mondo (Truffaut e Kieslowski), altri hanno pensato cose nuove (Tarkovskij e Bergman). Antonioni era le tre cose insieme.

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