Dopo la caduta di una dittatura, come quella della famiglia Assad in Siria, si affastellano naturalmente preoccupazioni diverse nei palazzi dei governi. Cinicamente ogni Paese cerca di cogliere l’eventuale guadagno personale dal cambio di regime.
La prima preoccupazione del governo italiano, insieme a Germania e Austria e agli altri che verranno, è stata quella di “sospendere i procedimenti circa le richieste di asilo dalla Siria”. Lo si legge in una nota di Palazzo Chigi che contemporaneamente rivendica di avere tenuto aperta la propria ambasciata a Damasco. Quindi: l’Italia – unico Paese del G7 – due settimane fa aveva deciso di riaprire la propria ambasciata in Siria con la speranza di farla diventare tappo di profughi con l’aiuto di Assad. Ieri l’Italia ha deciso di trasformare la Siria in un tappo per la caduta di Assad.
Il riflesso patellare dei membri del governo è di teorizzare (e terrorizzare) un «collasso migratorio» come ha fatto ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani oppure di cogliere le «opportunità» di cui ha parlato Ursula von der Leyen. Una vera e propria preoccupazione razziale se è vero che lo stesso Tajani parla di «attenzione alla sicurezza dei cittadini italiani, alla tutela dei cristiani e di tutte le minoranze». La motivazione ufficiale dello stop alle richieste d’asilo è ancora più risibile: «vista la complessità della situazione aspettiamo di poter capire», dice l’Italia con gli altri Paesi. Poiché non capiscono votano l’immobilismo.
La natura del provvedimento la definisce la reazione di Salvini. «Sospendiamo anche Schengen!», urla festante. Sono fatti così.
Buon martedì.
In foto: Rifugiati siriani in Libano
foto di Voice of America News: Margaret Besheer reports from the northern Lebanese city of Tripoli; “Syrian Refugees Seek Out Smugglers”. – https://www.youtube.com/watch?v=oWvHr-0BXhc&feature=plcp, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21078167