Il governo Meloni ha provato a mettere un bavaglio ai giudici e un argine alle contestazioni sul fronte migranti. Non sta andando benissimo. Le brutte notizie continuano ad arrivare, puntuali, dalla giustizia italiana e da quella europea. La prima, devastante per la narrativa del governo, arriva dalla Cassazione, che smonta pezzo per pezzo la teoria dell’intoccabilità delle liste dei “Paesi sicuri”.
“Non spetta ai giudici decidere se un Paese è sicuro”, è stata la linea della maggioranza. Eppure, con una sentenza che non lascia spazio a interpretazioni, la Suprema Corte chiarisce che il potere di verifica dei magistrati non può essere soffocato da decisioni governative. La nozione di “Paese sicuro” è giuridica, non politica: una distinzione che il governo ha cercato di manipolare per blindare le proprie scelte. La Cassazione, citando anche la Corte di giustizia dell’Unione europea, ribadisce che il giudice può e deve disapplicare un decreto che contrasti con i criteri europei.
La seconda stangata arriva direttamente dalla Corte di giustizia Ue, che dichiara inefficace la sospensione unilaterale dell’Italia sui trasferimenti di richiedenti asilo previsti dal trattato di Dublino. La manovra, vestita di motivazioni tecniche, è stata smascherata per quello che è: una violazione delle regole comuni.
Il governo continua a distinguersi per una non invidiabile capacità di scrivere leggi illegali. Vengono promesse, date in pasto ai loro elettori e irrimediabilmente poi si sfaldano. Un capolavoro.
Buon venerdì.