La destra al governo ha stanziato 32 miliardi per la spesa militare, di cui 13 solo per i sistemi d’arma, stabilendo un nuovo, inutile, record. Intanto viene tagliata la spesa sociale. La denuncia del coordinatore delle campagne della Rete italiana pace e disarmo
L'ultima legge di bilancio del governo Meloni ha stanziato 32 miliardi per la spesa militare. Francesco Vignarca, ora siamo davanti a un balzo? C’è una forte accelerazione specie per i sistemi d’arma. Un aumento considerevole, che però non è avvenuto di colpo. Negli ultimi dieci anni abbiamo registrato una crescita del 60 per cento della spesa militare. Negli ultimi 5 anni, solo per armamenti, è salita al 70 per cento e oltre. Ricordiamo che nel 2022 anche il ministro Guerini (Pd) propose 13 miliardi in più di spese militari. Sì, l’incremento delle spese militari in Italia era già una tendenza in atto da tempo. Già nel 2014 la Nato cominciò a parlare di questo famigerato traguardo del due per cento del Pil in armamenti, un discorso poi supportato da molte retoriche. Negli ultimi tre o quattro anni, a causa della guerra in Ucraina le spese per armamenti sono aumentate di molto. Anche perché è più facile agire su questo capitolo. Far crescere la spesa militare aumentando gli effettivi, le basi militari, la gestione operativa, non è realizzabile rapidamente. Non è facile, di colpo, assumere diecimila soldati in più. È molto più semplice aumentare la spesa acquistando più carri armati, più aerei: basta firmare contratti. Detto in sintesi: quando si è insediato il governo Meloni fondamentalmente ha mantenuto la spesa che ha ereditato dal governo Draghi. Successivamente ha cominciato a incrementarla per i sistemi d’arma fino al record storico di quasi 13 miliardi. È a rischio la legge 185 del 1990 che vieta l’export di armi verso Paesi che violano i diritti umani e/o che sono in guerra? Nel 2024 il governo Meloni ha portato avanti un disegno di legge per modificare quella legge e depotenziarla, per esempio eliminando la parte sulla relazione che presenta i dati sulle banche. Del resto Crosetto, in veste di ministro della Difesa e prima, ha detto a chiare lettere che le banche che vogliono essere etiche non entrando nel commercio di armi rappresentano un problema. Addirittura ad un certo punto è arrivato a paventare la nascita di una banca solo per l’export di armi. Da qui la scelta consequenziale del governo di modificare la legge 185, peggiorandola. Fra il 2023 e il 2024 questa modifica è stata approvata alla Camera.

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login