Nuove ricerche e acquisizioni di documenti hanno permesso ad Angelo d’Orsi di realizzare una nuova corposa biografia dell’autore dei Quaderni del carcere. Con lo sguardo rivolto anche agli altri protagonisti della vicenda umana e politica gramsciana
Nel tempo “liquido” nel quale viviamo, in questa fase di costruzione di una “controegemonia”, una biografia imponente di 800 pagine (Angelo d’Orsi, Gramsci. La biografia, Feltrinelli, 2024), che ripercorre non solo la vita complessa e per tanti versi drammatica di Antonio Gramsci, ma anche il «ritmo del suo pensiero in movimento» (per usare un’espressione gramsciana), i contesti nel quale è nato e si è sviluppato, è quasi confortante perché restituisce, anche “fisicamente”, quella dimensione di serietà e rigore della ricerca e dello studio che sempre più, oggi, sembra essere messa in discussione.
Questa edizione “definitiva” della biografia gramsciana, segue ad un’edizione del 2017 più volte ristampata (Gramsci. Una nuova biografia, Feltrinelli, pp. 387) e ad una successiva del 2018 (Biblioteca Universale Feltrinelli, pp. 487), già rivista e arricchita. L’Autore precisa che sono state le «notizie di nuove ricerche, di acquisizioni documentarie, di suggestioni interpretative» a spingerlo ad un ulteriore sforzo di scrittura per sistematizzare ulteriormente decenni di studi, sviluppi e analisi, opera sia dell’autore, ma anche delle decine di studiosi italiani e internazionali che hanno lavorato su Gramsci negli ultimi decenni.
Stupisce che nella sterminata mole di studi gramsciani (la bibliografia supera oggi 20mila titoli in una quarantina di lingue) non fosse presente una biografia del pensatore sardo “aggiornata”: oltre a quella di Giuseppe Fiori, conterraneo di Gramsci, datata 1966, alla quale avevano finora fatto riferimento gli studiosi (Vita di Antonio Gramsci. Laterza, ristampata nel 2021 con prefazione di Alberto Asor Rosa), un tentativo in questa direzione si registra nel 1998 con il volume di Aurelio Lepre (Antonio Gramsci. Il prigioniero, Laterza), che già dal titolo rivela però una certa interpretazione della vicenda gramsciana e della stessa ideologia comunista, inevitabilmente destinata al fallimento.
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