Se si chiede a chiunque, anche alla persona che consideriamo la più terribile, nessuno mai dirà che la guerra è qualcosa di auspicabile. A nessuno piace la guerra e nessuno ha intenzione di fare la guerra.
La realtà dei fatti però poi è diversa. Secondo il Global Peace Index, nel 2024 ci sono nel mondo ben 56 conflitti attivi. Sembra quindi che a qualcuno piaccia fare la guerra o perlomeno non dispiaccia. E per quanto ognuna delle parti coinvolte in un conflitto dica sempre che è colpa dell’altro se c’è la guerra, ogni volta qualcuno, da una parte o dall’altra, inizia la guerra.
Questo accade quando non si riuscirebbe più a parlare, quando non sarebbe più possibile discutere per trovare una soluzione ad un conflitto che è probabilmente prima economico, politico, di idee, di credo religioso, di identità.
Allora si perde ogni umanità e si ritiene che l’unico modo per far valere e prevalere le proprie ragioni sull’altro, far prevalere un proprio pensiero sul pensiero dell’altro che deve essere “accettato” dall’altro anche se non vuole (per esempio quel territorio ci appartiene, la nostra religione è vera, la vostra è falsa, la vostra cultura ci minaccia, etc.) sia aggredire fisicamente l’altro con strumenti che servono ad uccidere e a distruggere. La “soluzione” al conflitto del pensiero con altri esseri umani diventa la distruzione e l’eliminazione fisica dell’altro. Questo è sempre accaduto nella storia dell’uomo, perlomeno da quando esistono le civiltà. Sembrerebbe essere un destino ineluttabile, qualcosa di inevitabile, addirittura di necessario. Va anche osservato che la guerra è certamente qualcosa di umano. Nessuna specie animale fa la guerra. Certamente ci sono gli scontri tra il capobranco e l’aspirante tale per decidere chi è il più forte. Ma mai questi scontri finiscono con la morte dell’uno o dell’altro. Così come è vero che esistono le uccisioni tra individui della stessa specie, ad esempio tra i leoni, quando un nuovo leone diventa capobranco, capita che uccida la prole del precedente. Ma queste sono azioni che non hanno un pensiero che è un “non” verso l’altro, cosa che invece è caratteristica dell’essere umano. C’è un non che viene pensato in relazione all’altro, della sua realtà umana e del suo pensiero. Nei casi più estremi fino a pensare che non si tratti più in realtà di esseri umani come noi. E infatti l’etimologia di nemico è dal latino inimicus ovvero non-amico, il contrario di amico, qualcuno che ci è ostile. Io penso che per cercare di trovare un modo di realizzare una pace che non sia un’astrazione riferita ad un generico volersi bene che si opporrebbe ad una realtà umana naturalmente violenta, andrebbe proprio capito meglio che cosa è questo non che sta alla base di ogni conflitto. Per far questo dobbiamo però anche lasciarci alle spalle ogni pensiero sugli esseri umani come ineluttabilità e destino ad essere naturalmente violenti. Non possiamo in alcun modo accettare questa prospettiva perché inevitabilmente ci porterebbe a delle soluzioni che sarebbero solo dei contenimenti di questa terribile realtà che sarebbe l’essere umano.
Ma la norma di pensiero purtroppo è proprio questa: quella di un essere umano macchiato dal peccato originale (o dal nulla originario o da una originaria dissociazione) e pertanto destinato ad essere malvagio. Il pensiero filosofico e religioso che ha elaborato questa idea proporrà allora dei sistemi di contenimento di questa violenza, una morale e una etica che aiuterebbe l’essere umano a non essere violento.
Anche se quello che vediamo intorno a noi sembra dirci solo che la possiamo pensare in questo modo terribile, cerchiamo di fare uno sforzo di immaginazione e pensiamo invece ad una diversa prospettiva. Invece di accettare l’idea di un essere umano originariamente malvagio che deve essere educato a non esserlo, pensiamo ad un essere umano originariamente buono, che vuole spontaneamente stare insieme all’altro senza agire alcuna violenza e che poi possa perdere questa capacità di rapporto con l’altro e diventare violento. Questo ribaltamento di prospettiva nella ontogenesi dell’essere umano, cioè che ci sia un’origine buona che poi possa perdersi, penso che sia assolutamente fondamentale perché con essa possiamo pensare di eliminare la violenza recuperando una socialità perduta. Senza questa prospettiva ogni ambizione a creare una pace duratura è inutile perché sarà sempre possibile pensare che è inevitabile ricadere nella violenza dell’uno sull’altro visto che quella sarebbe la vera natura umana. E sarebbe altrettanto naturale pensare che l’unico modo per contenere questa violenza “naturale” sarebbe quella appunto del contenimento fisico e mentale. Pensare cioè ad una società come Stato di polizia in cui devono essere controllate le azioni e i pensieri delle persone perché la natura umana è intrinsecamente pericolosa se lasciata a sé stessa. Allora la prima cosa da fare per trovare la pace è rovesciare questa logica apparentemente corretta ma in realtà destinata a fallire perché è una logica che porta al fascismo e di conseguenza alla perdita della pace.
Qui su Left abbiamo tante volte detto che questa nuova prospettiva, del pensare l’essere umano come originariamente sano e “buono”, sia fondamentale per la sinistra. Purtroppo sappiamo che questo argomento non è ancora stato ben compreso, non ne viene compresa la portata sociale, filosofica e politica. E vediamo come di conseguenza, troppo spesso a sinistra ci si rivolga al pensiero religioso per sapere cosa fare e cosa pensare riguardo all’essere umano. Ma il pensiero religioso ha l’idea del male insito nell’essere umano, del peccato originale. Non è possibile alcuno sviluppo di una realtà di società diversa e di pace duratura se si continua a pensare che gli esseri umani se lasciati a loro stessi si ammazzino a vicenda. E che sia quindi necessario avere delle regole per evitarlo, dei comandamenti e una bibbia per fare la società. Quel pensiero non può essere un pensiero di sinistra perché inevitabilmente porta ad un’idea di non-uguaglianza tra tutti gli esseri umani; In altre parole, avrebbe ragione la destra. Uguaglianza che questo “pensiero” recupera con un’imposizione razionale dell’uguaglianza dei bisogni e la lotta per la realizzazione di tale uguaglianza. Benissimo, certamente l’uguaglianza dei bisogni è fondamentale ma non è assolutamente sufficiente.
Come sicuramente il lettore sa, qui su Left per oltre undici anni ha scritto Massimo Fagioli che ha scoperto e raccontato qual è il fondamento del pensiero umano, dove esso nasce e come si sviluppa, scoprendo una naturale e spontanea socialità originaria degli esseri umani.
Proprio quest’anno, il 2025, ricorrono i 50 anni dalla pubblicazione dei suoi secondo e terzo libro, La marionetta e il burattino e Teoria della nascita e castrazione umana. Sono libri che seguirono il primo libro, Istinto di morte e conoscenza, nell’approfondire il significato sociale e politico della teoria della nascita.
Libri attualissimi che riescono a leggere la realtà con occhi nuovi. Libri che raccontano un pensiero nuovo che dice che per realizzare la pace è necessario prima comprendere cosa sia l’essere umano che fa la pace. Altrimenti continueremo a fare la pace in attesa della prossima guerra.
Ribaltiamo la prospettiva di pensiero: invece di accettare l’idea di un essere umano originariamente malvagio che deve essere educato a non esserlo, pensiamo ad un essere umano originariamente buono, che vuole spontaneamente stare insieme all’altro senza agire alcuna violenza e che poi possa perdere questa capacità di rapporto con l’altro e diventare violento