Quando nel 2018 la Lega Serie A firmò l’accordo con l’Arabia Saudita per la Supercoppa italiana Giorgia Meloni e Matteo Salvini parlarono di «schifo» e «vergogna». L’accordo era quadriennale e poiché ieri si è giocata la prima partita (stasera ce ne sarà un’altra) significa che qualcuno ha rinnovato quel patto. Indovinate chi? Il governo di Meloni e Salvini.
I 92 milioni di euro sauditi evidentemente puzzano solo quando si sta all’opposizione. A pensarci bene non puzzano nemmeno i 363 milioni di armi venduti al governo di Riad, poco sotto ai 417 milioni in armamenti spediti a Kiev.
Qualcuno, come Amnesty International, fa notare che poco lontano dallo stadio in cui giocano Inter, Milan, Atalanta e Juventus aleggia il record di condanne a morte (più di 300 nel 2024) che hanno toccato chi si batte per i diritti umani. Da quelle parti impegnarsi per i diritti significa dissentire dal governo e questo è tutto quello che c’è da dire sul presunto “Rinascimento saudita” strenuamente pubblicizzato da un ex presidente del Consiglio italiano.
Del resto sono sempre Meloni e Salvini, insieme a Tajani, ad avere tolto nel 2023 il bando sulla vendita delle armi italiane al regime di bin Salman, nonostante continui a fare la guerra allo Yemen. Le autocrazie in Italia hanno vita facile: basta che scucino la giusta cifra. Solo se nella loro tela detentiva finisce qualche italiano allora diventano davvero brutti, sporchi e cattivi. È il sovranismo del denaro sonante. Il più ipocrita, il più empio, il più vigliacco.
Buon venerdì.