Herbert Kickl, leader di un partito nato dalle ceneri del nazismo, il Fpö, potrebbe diventare cancelliere in Austria. Novantun anni dopo la nomina di Adolf Hitler, la storia non si ripete come tragedia o farsa: si camuffa. È il travestimento della democrazia che concede l’incarico a chi promette di “orbanizzare” un Paese, demolendo i valori europei, diffamando le persone migranti e glorificando nazionalismi rancorosi.
La scelta di Alexander Van der Bellen, presidente della Repubblica, appare inevitabile. Ma il suo volto scuro, i richiami alla libertà di stampa e alle conseguenze della guerra in Ucraina svelano la fragilità di una democrazia che concede spazio a chi la vorrebbe distruggere. La Övp, il partito popolare, ha ceduto alla pressione, sacrificando i propri principi sull’altare della convenienza elettorale.
Ciò che colpisce, però, è il silenzio assordante dell’Europa. L’indifferenza davanti a cortei che gridano “mai più fascismi” o al rischio di un’ulteriore erosione dello Stato di diritto. La memoria si affievolisce, i valori si indeboliscono. E mentre Vienna si prepara a un governo che fa del revisionismo il proprio manifesto, Bruxelles osserva con lo stesso torpore che ha già segnato pagine nere della storia.
La democrazia non si difende concedendo spazio ai suoi nemici. Si difende con scelte coraggiose, quelle che oggi sembrano mancare. E l’Europa, ancora una volta, sembra spettatrice impotente del suo stesso declino. Del resto coloro che quotidianamente minimizzano il ritorno di fascismi e nazismi avranno buon gioco anche questa volta. Potranno dirci che le SS non sono più quelle di una volta.
Buon martedì.
Nella foto: il volto barrato di Herbert Kickl dell’Fpö su un adesivo della Gioventù socialista austriaca (Ivan Radic)