Finalmente dopo mesi di raccolta firme, messaggi, lettere, appelli a Joe Biden per promulgare la executive clemency e pressioni sulla stampa mainstream per poter continuare a sensibilizzare sulla condizione di Leonard Peltier, ieri è arrivata la commutazione della pena.
Quando venne arrestato, il destino di Peltier era già segnato. Il processo fu una farsa che ricalcò un copione già scritto, con prove inesistenti o costruite e testimonianze ritrattate. La giuria che condannò Peltier era formata da soli bianchi in una città come Fargo, storicamente anti-indigena, e il processo venne presieduto da un giudice noto per il suo razzismo. Dopo cinque anni, accurati esami balistici riuscirono a provare che i proiettili che uccisero i due agenti non appartenevano all’arma di Leonard, e molti dei testimoni che lo accusarono ritirarono le loro dichiarazioni, confessando di essere stati minacciati dall’Fbi. Nel 2021 a chiedere la grazia per Peltier è stato James H. Reynolds, lo stesso procuratore capo nel caso Peltier ed ex procuratore degli Stati Uniti, il quale ha scritto a Biden dicendo: «Scrivo oggi da una posizione inconsueta per un ex pubblico ministero, per supplicarvi di commutare la pena di un uomo che ho contribuito a mettere dietro le sbarre. Con il tempo e col senno di poi, mi sono reso conto che il procedimento giudiziario e la lunga incarcerazione del signor Peltier erano e sono ingiusti». Un’ammissione di colpa che ci porta a dire chiaramente che nel 1976 Peltier fu condannato a due ergastoli, dopo un processo segnato da razzismo anti-indigeno, discriminazione e pregiudizio.
Ieri, Joe Biden, al posto di dare la executive clemency a Peltier per fare pace con gli anni Settanta ed ammettere le responsabilità degli Usa in un tale episodio di repressione, ha deciso di dare un contentino.
Non sappiamo sinceramente se possiamo cantare vittoria. Non era ciò che ci aspettavamo. Stiamo parlando di un ottantenne innocuo detenuto ingiustamente da circa cinquant’anni per motivi politici, le cui condizioni di salute sono drasticamente peggiorate negli ultimi mesi. Sicuramente, se Leonard Peltier sarà arresti domiciliari e non rinchiuso al buio di un carcere, è merito di tutti coloro che in questi mesi hanno fatto pressioni costringendo il governo a prendere una decisione diversa, ma non crediamo che un contentino sia una “vittoria”. Non crediamo che si possa chiamare “vita” una vita vissuta fino a trent’anni e sospesa fino agli ottanta. L’America suprematista, ancora una volta, decide di non voler fare i conti con il proprio maccarthismo, la sua repressione e la sua violazione dei diritti umani.
L’autore: Lorenzo Poli fa parte di Free Leonard Peltier Now Italy, coordinamento di giornalisti per la liberazione di Leonard Peltier.